Si può morire di parto: ecco cosa succede

Fa notizia oggi la vicenda della giovane mamma morta a causa delle complicazioni dovute al parto. Santina Adamo, mamma di 36 anni, è morta all‘ospedale Iannelli di Cetraro, in provincia di Cosenza, dopo aver dato alla luce un bimbo con il parto naturale. La donna, già mamma di un altro bimbo di tre anni, poche ore dopo il parto avrebbe cominciato a sanguinare. Santina Adamo è stata riportata nuovamente in sala operata, dove poco dopo è morta a causa di emorragia massiva.

Sì, è possibile, ma va sottolineato che si tratta di un evento molto raro, come testimoniano gli ultimi dati pubblicati dall’ISS, l’Istituto Superiore di Sanità, frutto del sistema di sorveglianza ostetrica ISS – Regioni. In media in un anno in tutto il Paese sono circa 50 le donne in attesa e le neomamme che perdono la vita per cause legate al parto, 9 ogni 100.000 nati.

Morire di parto: cause

La prima causa di morte direttamente correlata al parto è l’emorragia ostetrica, seguita dai disordini ipertensivi della gravidanza, dalla sepsi e dalla tromboembolia. Le principali cause di morte correlate indirettamente alla gravidanza sono le patologie cardiocircolatorie, alcuni tumori e il suicidio.
I fattori che determinano un rischio aumentato di morire di parto sono l’età materna al concepimento superiore a 35 anni, un livello di istruzione basso e il cesareo rispetto al parto vaginale, specie se manca un’appropriata indicazione medica.

Emorragia ostetrica: quando si verifica

La causa più frequente di emorragia post-partum è l’ Atonia uterina.

I fattori di rischio per atonia uterina comprendono:

  • Sovradistensione uterina (causata da gravidanza multifetale, polidramnios o da un feto anormalmente grande)
  • Travaglio prolungato o distocico
  • Grande multipara (parto di ≥ 5 feti in vita)
  • Anestetici rilassanti
  • Parto rapido
  • Corioamnionite

Altre cause di emorragia post-partum comprendono:

  • Lacerazioni del tratto genitale
  • Estensione di un’episiotomia
  • Rottura uterina
  • Patologie emorragiche
  • Ritenzione di materiale placentare
  • Ematoma
  • Inversione uterina
  • Corioamnionite
  • Sub-involuzione (involuzione incompleta) dell’inserzione placentare (che si verifica in genere precocemente, ma può completarsi anche in ritardo fino a 1 mese dal parto
  • I fibromi uterini possono contribuire all’emorragia post-partum. Una pregressa emorragia post-partum può suggerire un aumento del rischio.

Morire di parto: come ridurre il rischio

Andrebbero sempre monitorati e valutati con attenzione i fattori come che si associano ad un possibile parto a rischio: l’indice di massa corporea, la dieta e lo stile di vita, età materna, numero di parti pregressi, presenza o assenza di patologie note, diagnosi di infertilità, pregresse perdite perinatali. La gravidanza è un percorso lungo e articolato, il cui buon esito dipende da molti fattori. La presenza di alcuni fattori di rischio non necessariamente si associa ad esito infausto, ma richiede, di per sè un’attenzione maggiore. Se le gravidanze fisiologiche non necessitano di particolari esami diagnostici al di fuori di quelli di routine, e se le gravidanze classificate come “a rischio” hanno un percorso distinto e specifico per patologia (diabete, ipertensione etc), molto si può migliorare nella gestione delle gravidanze in cui, pur in assenza di patologia conclamata, sono presenti alcuni fattori di rischio (sovrappeso o obesità, pregressa morte in utero, poliabortività, età materna, ricorso a tecniche di procreazione mediamente assistita). Controlli sempre più personalizzati possono sicuramente diminuire i rischi e ridurre considerevolmente i casi in cui il rischio possibile sia quello di morire di parto.

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