PAURA DELLA MAESTRA: cosa fare e come comportarsi

maestra cattiva

Avere paura della maestra è normale per un bambino? Se tuo figlio ha paura della maestra, cosa è meglio dire e fare? Ecco qualche consiglio su come comportarti!

Perchè un bambino ha paura della maestra

Può capitare che una pronunciata severità da parte di alcune insegnanti, rimproveri o ingiustizie scatenino determinate reazioni nei bambini. Le reazioni variano, da soggetto a soggetto, ma si sa che i bambini sono davvero sensibili. Tanto da rifiutare, in certi casi, anche di andare a scuola.

Per quale motivo? Perché in questo modo attuano un meccanismo di difesa, dal momento che hanno il grande timore di commettere nuovamente lo stesso errore per cui sono stati rimproverati. O magari, perché hanno paura di andare incontro ad altre ingiustizie come quella appena vissuta. I bambini, si sa, hanno una spiccata sensibilità, che va rispettata da tutti, comprese le insegnanti. È ovvio che in questi casi la preoccupazione dei genitori è elevata, agendo con il solo obiettivo di salvaguardare la personalità del proprio bambino, l’immagine che ha di se stesso, oltre al rapporto che ha con l’apprendimento.

Molto spesso, quindi, i bambini vivono uno stato di profonda insicurezza, anche di inadeguatezza a volte, amplificati dal timore della maestra, delle sue sgridate o dei suoi comportamenti aggressivi.

Cosa devo fare se mio figlio ha paura della maestra

Purtroppo, sono sempre più frequenti i casi di maestre aggressive nei confronti dei propri alunni, bambini insicuri, completamente indifesi, vittime innocenti. Ai bambini viene sempre raccontato l’asilo come un luogo bello, in cui potersi esprimere liberamente, in cui imparare, giocare, conoscere. Nel momento in cui, invece, subiscono un trattamento diverso, aggressivo, finiscono col sentirsi schiacciati da questi eventi, vivendo tale situazione in modo traumatico. Un trauma, da loro vissuto, che va ad interferire con il loro sviluppo psicologico.

Cosa deve fare una mamma se e maestre sono aggressive? Come deve comportarsi con suo figlio?

Innanzitutto, la mamma deve fare sempre estrema attenzione quando il bambino cambia improvvisamente idea, in modo abbastanza drastico e repentino, sull’asilo che sta frequentando. Deve stare attenta ad alcuni segnali che il bambino le lancia indirettamente: quando ad esempio non vuole alzarsi, quando fa storie, non vuole uscire di casa, o quando non vuole entrare nella struttura dell’asilo o della scuola elementare.

Un altro aspetto fondamentale è l’attenzione nei confronti dei disegni realizzati dal bambino, o ai giochi in cui è coinvolto, dal momento che entrambi rappresentano dei canali comunicativi attraverso cui si esprime, comunicando quello che ha dentro, comprese le paure e i disagi che custodisce e che fatica a trasmettere direttamente.

Tra le altre cosa da non sottovalutare c’è il tono di voce utilizzato dal genitore: assumere un tono inquisitorio, eccessivo, è assolutamente sbagliato! Il genitore dovrà costruire un dialogo collaborativo con il figlio, chiedendogli magari delle cose sotto forma di racconto, cercando di andare oltre, chiedendogli spiegazioni in modo tranquillo. Così, il bambino si sentirà capito, sentirà di potersi fidare del genitore, aprendosi e comunicandogli eventuali disagi da lui vissuti.

Alle volte, risulta molto difficile che sia il bambino ad andare dal genitore per raccontargli quello che gli succede. Spesso il bambino si inibisce, si sente in colpa, si vergogna di quello che gli capita, chiudendosi come un riccio e preferendo tenersi tutto dentro, senza manifestare nulla, senza condividere nulla con i genitori. Quindi, è proprio il bambino che si aspetta che sia il genitore a cogliere dei segnali, segnali che manifesta con o senza consapevolezza, ma che comunque prima o poi arrivano a destinazione.

Spesso e volentieri, inoltre, i bambini esprimono il loro disagio senza proferire parola, ma con l’utilizzo del corpo. In che modo? Specie quando somatizzano il problema, ad esempio, possono essere vittime di forti mal di testa, mal di pancia, di mancanza di appetito o di disturbi del sonno. Altre volte, invece, i segnali sul bambino sono evidenti, come lesioni, lividi, graffi.

Bisogna stare attenti anche ai cali dell’emotività, ai radicali cambiamenti del suo comportamento, che rappresentano un segnale inconfondibile. Ad esempio, passare dall’essere sempre allegri e motivati all’essere improvvisamente svogliati e apatici potrebbe essere un elemento da cogliere immediatamente per realizzare che il bambino abbia subito un trauma o abbia vissuto situazioni di disagio. O magari, tutto ad un tratto, può capitare che inizino a rispondere male, che reagiscano in modo aggressivo e irrequieto, o ancora che facciano fatica a concentrarsi, manifestando una regressione nell’apprendimento.

I genitori devono evitare nel modo più assoluto di perdere il controllo nel momento in cui vengono a conoscenza di episodi aggressivi che hanno coinvolto il proprio bambino. La cosa importante, seppur insopportabilmente difficile, è mantenere la calma: solo in questo modo, solo attraverso una reazione contenitiva da parte dei genitori, il bambino potrà fidarsi e aprirsi. Il loro compito è quello di non fermarsi di fronte alle apparenze, ma di indagare, andando a fondo, recandosi a scuola e parlando con chi di dovere.

“La maestra è cattiva”: come comportarsi quando la maestra non piace

“Ho mal di pancia”, “ho mal di testa”, “Non voglio andare a scuola”, sono i classici disturbi di cui soffre il bambino quando manifesta un’irrefrenabile paura verso l’insegnante. Tale atteggiamento fobico conduce il bambino ad una vera e propria somatizzazione, ovvero alla manifestazione di disturbi fisici che hanno fine nel momento in cui si allontana la vittima dal problema. Le maestre che urlano ai bambini, che li terrorizzano, forse non sanno che inficiano il loro sviluppo psicologico, traumatizzandoli. Addirittura, gli psichiatri di Harvad Medical School hanno capito che l’umiliazione data dalle grida può alterare la struttura del cervello infantile.

Le maestre che urlano non rispettano il bambino. Già nel momento in cui alzano la voce, non attuando alcuno sguardo educativo,  perdono completamente la fiducia dei bambini, conducendoli in un ambiente che iniziano a percepire come avverso.

Per cui, un dialogo diretto, esplicativo e costruttivo tra persone adulte sarebbe un modo per proteggere il bimbo dalle sue insicurezze e per renderlo più autonomo e libero dalle sue paure.

Cosa è importante fare quando la maestra non piace?

La decisione di affrontare direttamente il nemico è la cosa più giusta da fare, dal momento che così facendo si riesce ad indagare più approfonditamente il problema. In questo caso, bisognerebbe lasciare il bambino libero di agire, evitando di suggerirgli un determinato comportamento o dialogo. Bisogna dare piena fiducia al bambino, per capire realmente la situazione e per osservare anche il comportamento dell’insegnante.

In queste situazioni, risulta molto utile anche il confronto con altri genitori, per verificare se ci sono altri bambini che vivono gli stessi disagi o se sono stati testimoni di episodi aggressivi.

Inoltre, l’intervento della polizia dovrebbe essere garantito dato che si tratta di forme di abusi e maltrattamenti all’infanzia come citato dall’art. 571 del Codice Penale che punisce: “Chiunque commette il delitto di abuso dei mezzi di correzione o disciplina, chiunque abusa dei mezzi di correzione o di disciplina in danno di una persona sottoposta alla sua autorità, o a lui affidata per ragione di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, ovvero per l’esercizio di una professione o di un’arte”.

Molte scuole richiedono anche la presenza costante di psicologi, di esperti in grado di far fronte a questi disagi, dando consigli sul come agire nel modo più giusto.

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