Lavoro e allattamento, tutto quello che devi sapere

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Lavoro e allattamento possono coesistere, poiché la mamma ha diritto a ore di permesso retribuite. Ecco come fare per averle.

Lavoro e allattamento

Per una mamma lavoratrice dipendente, dopo la nascita di un figlio il rientro al lavoro è un momento delicato.

Il rientro al lavoro e l’allattamento sembrano due concetti che non possono coesistere, ma non è così e vi spieghiamo perché.

Per legge, la mamma ha diritto a delle ore di allattamento durante il lavoro. La legge prevede che i permessi per allattamento vadano fissati sulla base di un accordo tra la lavoratrice e il datore di lavoro.

Il decreto legislativo N. 151 del 2011 all’art. 39 prevede che:

“Il datore di lavoro deve consentire alle lavoratrici madri, durante il primo anno di vita del bambino, due periodi di riposo, anche cumulabili durante la giornata. Il riposo è uno solo quando l’orario giornaliero di lavoro è inferiore a sei ore”.

“I periodi di riposo hanno la durata di un’ora ciascuno e sono considerati ore lavorative agli effetti della durata e della retribuzione del lavoro. Essi comportano il diritto della donna ad uscire dall’azienda. I periodi di riposo sono di mezz’ora ciascuno quando la lavoratrice fruisca dell’asilo nido o di altra struttura idonea, istituiti dal datore di lavoro nell’unita’ produttiva o nelle immediate vicinanze di essa”.

Nel caso in cui questa legge non venisse rispettata, lo stesso Decreto prevede che una sanzione punibile da 516 euro fino a 2.582 euro.

Come fare domanda per allattamento al lavoro

La domanda di allattamento durante il lavoro è un’indennità per riposi giornalieri. Spetta alle madri e ai padri lavoratori dipendenti per:

  • l’allattamento del bambino
  • bambino adottato
  • bambino in affidamento

e va presentata prima dell’inizio del periodo di riposo giornaliero richiesto.

A differenza della domanda di maternità, le lavoratrici devono presentare la domanda di allattamento esclusivamente al datore di lavoro. Fanno eccezione le categorie di lavoratrici aventi diritto al pagamento diretto da parte dell’INPS:

  • lavoratrici agricole,
  • dello spettacolo con contratto a termine o saltuarie,
  • lavoratrici per le quali l’Istituto sta effettuando il pagamento diretto di cassa integrazione anche in deroga

Queste ultime devono presentare la domanda alla sede INPS di appartenenza. I lavoratori la devono presentare sia alla sede INPS di appartenenza che al proprio datore di lavoro.

La domanda di allattamento si può richiedere solo per i bambini nati o adottati entro un anno.

Allattare al seno quando si torna al lavoro

Lavoro e allattamento sono due concetti fondamentali che rientrano nei diritti di ogni madre.

Per l’allattamento bisogna fare domanda all’INPS e hanno diritto ai riposi per allattamento le lavoratrici e i lavoratori dipendenti, anche assicurati ex IPSEMA.

Fino al primo anno di vita del bambino (o entro un anno dall’ingresso in famiglia del minore adottato o in affidamento) la lavoratrice e il lavoratore dipendente hanno diritto a:

  • 2 ore al giorno di riposo per allattamento, se l’orario di lavoro è di almeno sei ore giornaliere
  • 1 ora, se l’orario è inferiore a sei

I riposi per allattamento raddoppiano in caso di parto gemellare o plurimo e di adozione o affidamento di almeno due bambini, anche non fratelli ed eventualmente entrati in famiglia in date diverse.

I riposi per allattamento giornalieri sono cumulabili: la mamma che lavora 6 ore può uscire due ore prima cumulando le due pause o entrare dopo.

Non sono cumulabili invece con il congedo parentale, poichè le assenze giustificate dal congedo sono retribuite al 30% dello stipendio, mentre quelle dei permessi per allattamento al 100%.

L’allattamento non inciderà quindi sulla busta paga della mamma lavoratrice, poichè lo stipendio verrà erogato al 100% e anticipato dal datore di lavoro, ma è interamente a carico dell’INPS. Gli unici lavoratori ai quali l’indennità viene pagata direttamente dall’Istituto di Previdenza sono:

  • gli stagionali a tempo determinato
  • gli agricoli a tempo determinato
  • i lavoratori dello spettacolo saltuari o a termine

Ai fini pensionistici, il riposo viene conteggiato interamente.

Rinuncia allattamento INPS

Abbiamo parlato di permesso per le madri, ma anche il lavoratore padre può richiedere il riposo giornaliero. Questo accade solo in alternativa alla madre lavoratrice dipendente che non se ne avvalga per espressa rinuncia o perché appartenente a una delle categorie non aventi diritto ai riposi.

Non può, invece, richiederlo se la madre lavoratrice si trova in astensione obbligatoria o facoltativa, o nel teorico periodo di trattamento economico spettante alla madre dopo il parto, oppure non si avvale dei riposi perché assente dal lavoro per sospensione da aspettativa, permessi non retribuiti o pause lavorative per part-time verticale.

I riposi giornalieri sono facoltativi, quindi la mamma non è costretta a richiederli se non sono necessari può presentare una rinuncia di allattamento INPS. Va detto inoltre che non è possibile rinunciare ai riposi giornalieri per allattamento in cambio di una retribuzione economica.