Lasciare piangere un neonato: giusto o sbagliato?

Lasciare piangere un neonato è un’idea che si è diffusa intorno alla fine dell’ottocento, quando in campo medico si discuteva sulla distribuzione dei germi e sulla trasmissione delle infezioni e così si è iniziata a diffondere l’idea che i bambini dovessero essere toccati il meno possibile, a tutela della loro salute.

Poi tutto si è spostato sul versante dell’educazione e nel ventesimo secolo, il comportamentista John Watson (1928) ha iniziato a mettere i genitori in guardia sui pericoli del troppo amore materno. Il ventesimo secolo è stato di fatto il periodo in cui si riteneva che gli “uomini di scienza” ne sapessero di più delle madri, nonne e famiglie su come dovesse essere cresciuto un bambino. Troppo amore verso il bambino si tradurrebbe in un essere umano piagnucoloso, dipendente e fallito. Un opuscolo diffuso dal governo in quel periodo raccomandava che “maternità significasse tenere il bambino in silenzio, in posizioni che inducano la tranquillità” e che “la madre dovrebbe lasciare giù il bambino non appena si sente stanca” perché “il bambino non deve mai disturbare l’adulto”. A un bambino di età superiore ai sei mesi “dovrebbe essere insegnato a stare seduto silenziosamente nella culla, altrimenti potrebbe aver bisogno di essere costantemente al centro dell’attenzione della madre, facendole perdere un sacco di tempo”.

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Purtroppo ancora oggi sono in molti a sostenere che la cosa giusta sia lasciare che il bambino pianga fino a quando, esausto, si addormenterà. Alcuni anni fa in una nota trasmissione televisiva SOS TATA era stato applicato questo metodo arcaico per far addormentare un bambino da solo nella sua stanza.

Con le neuroscienze, possiamo confermare ciò che i nostri antenati davano per scontato – che lasciare che i bambini piangano per lungo tempo è una pratica che può portare a dei danni importanti sulle loro capacità relazionali. Sappiamo ora che lasciare piangere i bambini è un buon modo per renderli più ansiosi, meno collaborativi e più alienati.

La visione del comportamentismo screditato vede il bambino come un intruso nella vita dei genitori, un’intrusione che deve essere controllata con vari mezzi in modo che gli adulti possano vivere la loro vita senza troppe preoccupazioni. Forse possiamo giustificare questo atteggiamento e questa ignoranza perché a quel tempo, le famiglie estese iniziavano ad non esistere più e i neogenitori dovevano capire come comportarsi da soli con i propri figli, una condizione innaturale per l’umanità –  fino a quel momento i bambini erano stati cresciuti nelle famiglie allargate . I genitori hanno sempre condiviso le cure del bambino con altri parenti. Secondo una visione comportamentista completamente, il bambino “deve essere educato all’indipendenza”. Possiamo confermare ora che forzare “l’indipendenza” su un bambino porta a una maggiore dipendenza. Invece, dare ai bambini ciò di cui hanno bisogno porta più tardi all’indipendenza.

Gli studiosi del passato portavano i genitori ad indurre il bambino ad aspettarsi che i bisogni NON venissero soddisfatti su richiesta, siano essi primari o secondari. Si riteneva che gli adulti fossero ie “responsabili” della relazione. Certamente questo poteva portare ad avere un bambino in grado di non chiedere nè aiuto nè attenzione (con possile rischio di depressione), ma nella maggior parte dei casi si otteneva l’effetto contrario, ovvero un bambino piagnucoloso, infelice, aggressivo e / o esigente, che ha imparato che bisogna urlare per soddisfare i bisogni. Un profondo senso di insicurezza rischiava di accompagnarli per il resto della vita.

I genitori che abitualmente rispondono ai bisogni del bambino prima che il bambino sia angosciato, evitando di farlo arrivare al pianto, hanno maggiori probabilità di avere figli più indipendenti. La cura calmante è la migliore fin dall’inizio.  La madre e il bambino sono unità simbiotiche che si rendono reciprocamente più sane e felici nella reciproca reattività. I bambini indicano un bisogno attraverso il gesto e alla fine, se necessario, attraverso il pianto e si calmano calmi una volta che il bisogno è soddisfatto. Il genitore che impara a ignorare il pianto del bambino, imparerà probabilmente a ignorare i bisogni del bambino.

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