In Italia le mamme sono costrette al part-time o a lasciare il lavoro

In Italia le mamme sono costrette al part-time o a lasciare il lavoro. Un dato di fatto purtroppo e non risolvibile. L’Italia non è sicuramente un paese per mamme.

Andiamo ad analizzare qualche dato:

  • In Italia ci sono 10 milioni le donne con figli minorenni.
  • L’Italia «è in cima alla classifica europea per anzianità delle donne al primo parto con una media di 31 anni».
  • Il 43,2% delle donne tra i 25 e i 49 anni con figli minorenni risulta non occupata.
  • La natalità ha toccato un nuovo record negativo — 449 mila nascite nel 2018, 9 mila in meno rispetto all’anno precedente. È la nona diminuzione consecutiva dal 2008.
  • Il numero medio di figli per donna è oggi 1,32. Nel 1970 erano 2,38.
  • Le famiglie numerose sono solo il 5,3%. Quelle con un solo genitore — soprattutto madri — sono quasi il doppio, il 10%.
  • L’Italia è al 70° posto — su 149 Paesi presi in esame — del Global Gender Gap Report 2018: 29 posizioni più indietro rispetto al 2015.
Questi sono alcuni dei dati che emergono dal rapporto diffuso da Save the Children: «Le Equilibriste: la maternità in Italia».  Lo studio include l’«Indice delle Madri» che l’Istat ha elaborato appositamente per l’ong e «identifica le Regioni in cui la condizione delle madri è peggiore o migliore sulla base di 11 indicatori rispetto a tre diverse dimensioni: quella della cura, del lavoro e dei servizi». Nessuna sorpresa nella «classifica»:

«Le Province autonome di Bolzano e Trento conservano negli anni i primi posti, seguite da Lombardia (3° posto, dall’8° dell’anno scorso), Valle D’Aosta (4°), Emilia Romagna (5°) e Friuli-Venezia Giulia (6°)»; invece, «la Calabria risulta la regione dove è più complicato essere madri e perde due posizioni rispetto al 2017, preceduta da Sicilia (20° posto), Campania (che pur attestandosi al 19° posto guadagna due posizioni rispetto al 2017), Basilicata (18°) e Puglia (17°)».

Da notare che Bolzano nel 2008 era undicesima (migliorare si può e non basta avere i soldi, bisogna saperli usare). E attenzione: nei servizi pubblici per l’infanzia, «quasi tutte le regioni riportano dati peggiori rispetto al 2004 (tranne Trento, Bolzano e Friuli-Venezia Giulia)».

L’effetto sociale più dirompente è la condanna di milioni di donne al lavoro part-time: «I dati dimostrano che oggi è ancora molto difficile per una madre conciliare vita professionale e cura dei figli. Se nella fascia d’età 25-49 anni infatti, le donne occupate senza figli sono il 64,3%, tra quelle con figli minorenni la percentuale scende al 56,8%. Il ricorso al part-time per le mamme sembra una scelta quasi obbligata. Nella stessa fascia d’età (25-49 anni) ne usufruisce il 26,3% di quelle senza figli, mentre la percentuale sale al 40,9% tra le mamme. Tra le donne con un figlio lavora part-time il 38,5%, tra quelle con due figli il 42,9% e tra quelle con tre o più figli il 43,7%».

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