I padri che si occupano dei propri figli a tempo pieno sviluppano più materia grigia

In molte culture si ritiene che la cura dei figli sia per natura un compito femminile.

Ricerche universitarie dimostrano l’enorme impatto della paternità sugli ormoni maschili. Uno studio del 2011 su 624 filippini ha dimostrato che i livelli serali di testosterone calano di una media del 34% nel primo mese dopo la nascita del bambino. I livelli di ossitocina, l’“ormone delle coccole”, poi, quasi raddoppiano. E quelli di prolattina, l’ormone che determina la lattazione nelle donne, nei padri di bambini piccoli è quasi un quinto più alto che negli uomini senza figli. La paternità produce anche alterazioni nel cervello: in uno studio del 2014, i ricercatori hanno eseguito scansioni cerebrali su uomini nel primo mese dopo la nascita del figlio, e poi dopo il quarto mese: è emerso che c’era un aumento di materia grigia nelle aree collegate all’affettività e alle decisioni complesse. Secondo lo studio delle Filippine, i papà che dormono con i loro figli registrano cali del testosterone più pronunciati di quelli che non ci dormono. Il testosterone è però un’arma a doppio taglio: rende sia gli uomini sia le donne più muscolosi, più propensi a prendersi dei rischi, più estroversi socialmente, li incoraggia ad assumere un ruolo dominante. Livelli più bassi invece ti addolciscono: uno studio del 2014 sui padri israeliani ha scoperto che quelli che avevano meno testosterone erano più affettuosi, tattili e comunicativi con i loro bambini, e usavano più spesso il modo di comunicare delle mamme.

La Svezia è all’avanguardia nell’uguaglianza di genere nella crescita dei figli: i padri hanno diritto a tre mesi di congedo retribuito per ogni figlio – che va perso se non viene utilizzato – ma di fatto molti prendono un periodo più lungo. E, a sentire Lisa e Karin, ultimamente nel loro centro i papà sono diventati più numerosi delle mamme. È anche stata coniata una definizione per i padri che si occupano full time dei loro piccoli: li chiamano“latte pappas”.

Alcuni dei massimi ricercatori sul tema della paternità sospettano che la Svezia si sia spinta troppo in là. Peter Gray, antropologo dell’Università del Nevada, dice che se la Svezia riuscirà a realizzare la parità di genere nell’allevamento dei figli, sarà la prima società a farlo nella storia dell’umanità. «La Svezia sta chiedendo ai padri di concentrarsi esclusivamente sull’accudimento dei bambini, senza doversi preoccupare dell’acquisizione di risorse, e penso che non sia semplice». «Ci sono diverse strade per incrementare i livelli di ossitocina e azionare il “cervello da genitore”, e alcune di queste vie possono far funzionare il sistema bene tanto quanto nelle madri», dice la neuroscienziata dello sviluppo Ruth Feldman, dell’Università Bar-Ilan in Israele.
La Feldman ha passato gli ultimi sei anni a studiare coppie gay che allevano figli avuti da una madre surrogata, e non ha ancora trovato nessuna differenza tra la loro prole e quella di genitori eterosessuali, il che la induce a pensare che almeno uno dei due padri faccia tutto quello che fa una madre. «Un livello di ossitocina più alto spinge a concentrarsi maggiormente su giochi faccia a faccia, vocalizzi e contatti affettivi di questo tipo», riferisce. «Alle mamme tali comportamenti vengono più naturali, perché la gravidanza impregna il loro cervello di ossitocina. Per i papà, invece, è un lavoro molto più ostico. Se per dieci minuti prima di andare al lavoro giochi con un bambino lavato e ben nutrito, questo non attiva nessun ormone…». Per attivare l’ossitocina ci vuole il contatto fisico, soprattutto il contatto pelle a pelle. E se siete tra gli uomini che stanno sogghignando nel leggere che i padri partecipativi ci rimettono in testosterone, appuntatevi questo: è provato che i papà coinvolti abbastanza da raccogliere a fondo l’effetto ormonale saranno ricompensati con un legame più intenso con i figli per tutta la vita.

Uno studio svedese del 2008 ha scoperto infatti che più è lungo il periodo di congedo dal lavoro preso dai padri quando i figli sono piccoli, maggiore sarà il tempo che passeranno con loro quando saranno più grandi, anche in caso di divorzio dalla madre.

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