Grazie a tutti i nonni che si prendono cura dei loro nipoti

Il ruolo dei nonni è cambiato nel corso degli anni. I nonni hanno effettivamente assunto un ruolo più attivo nei confronti dei loro nipoti, con una tendenza, una volta in pensione, a prendersi cura a tempo pieno dei loro nipoti. Diversi studi hanno dimostrato che  prendersi cura dei bambini può ridurre il rischio di demenza e depressione, ma essere coinvolti nella vita dei nipoti può anche compromettere alcune delle attività che i nonni potrebbero svolgere. Ad esempio potrebbero rimandare la pensione o dedicarsi ad attività diverse come passare il tempo con i propri amici.

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Alcuni nonni, invece, potrebbero voler veramente essere più coinvolti nella vita dei loro nipoti, ma semplicemente non possono farlo a causa della salute, del tempo o della distanza.

Nella nostra famiglia, i miei figli sono fortunati ad avere i nonni molto vicini. In realtà viviamo proprio nella stesso stabile dei miei genitori. Una scelta che abbiamo fatto proprio per permettere ai nostri figli di vivere con i nonni la loro quotidianità. Ovviamente questa scelta ha comportato una serie di compromessi che entrambe le famiglie coinvolte devono rispettare: ci sono dei confini che devono essere rispettati, ma è importante sapere che abbiamo i nonni su cui i nostri figli possono contare. Siamo così grati per il loro aiuto e anche di coinvolgerli nella vita dei nostri figli. È una benedizione che non tutti i bambini possono avere.

Penso che ogni volta che un bambino abbia una relazione con un nonno sia una cosa incredibile, e spero che questa relazione si mantenga il più a lungo possibile. Ogni famiglia è diversa, ma per tutti i nonni che si stanno occupando dei loro nipoti a tempo pieno, part-time, o semplicemente dando una mano ogni tanto in modo che i loro figli esausti possano prendersi una pausa dal loro ruolo genitoriale, mi sento davvero di dire: Grazie.

Sono i nonni e salvare il lavoro delle madri e l’alternativa è la baby sitter fissa fino ai 10 anni dei bambini. Lo conferma l’Istat.

La maggior parte degli italiani lo sapeva già, ma l’Istat lo ha nuovamente confermato. Dati alla mano sono i nonni, soprattutto le nonne, il vero pilastro delle giovani famiglie italiane. La via della conciliazione fra lavoro e famiglia per la maggior parte delle donne passa attraverso la loro presenza. Quando sono assenti o lontani serve un aiuto esterno: la baby sitter è a tempo pieno almeno fino ai 10 anni dei bambini.

Il tema è sempre quello della conciliazione e continua a riguardare più le donne degli uomini in un paese in cui l’11,1% delle donne che hanno avuto almeno un figlio nella vita non ha mai lavorato, il 17% nel caso ne abbia avuti 2 e il 19% nel caso ne abbia avuti 3 o più.

La media europea è ferma al 3,7%, quella del Sud Italia è al 20%: nel meridione una 1 donna su 5 rinuncia per questo la famiglia a entrare nel mercato del lavoro.

Il tasso di occupazione delle madri è più basso di quello delle donne senza figli. Nel 2018 è anche aumentato lo svantaggio delle donne da 25 a 49 anni con figli in età prescolare rispetto alle donne che non ne hanno. Il tasso di occupazione delle madri è più basso del 26% di quelle delle donne senza figli. Il gap cresce più basso è il titolo di studi.

Chi ce la fa ha il contributo fondamentale dei nonni. «Nei casi in cui entrambi i genitori sono occupati», dice l’Istat, «se ne prendono cura i nonni nel 60,4% dei casi quando il bimbo più piccolo ha 2 anni; nel 61,3% quando ha da 3 a 5 anni e nel 47,1% se più grande. Valori che superano il 65% nel caso del Mezzogiorno». Pesa il lavoro extra, quello fatto in famiglia. «Più della metà delle donne occupate (54,1%) svolge oltre 60 ore settimanali di lavoro retribuito e/o familiare (46,6% gli uomini)».

Le donne sono più precarie e più vittime del part time involontario. Quelle che lavorano a tempo determinato sono, nella media dei primi tre trimestri del 2019, il 17,3% e quelle a part time sono ormai un terzo, il 32,8% contro l’8,7% degli uomini.

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