Perchè 25mila neomamme hanno lasciato il lavoro

Le donne italiane vorrebbero maggiori diritti. Diventa infatti sempre più difficile conciliare quotidianamente i tempi del lavoro e della cura della famiglia, proprio perchè nel nostro paese le mamme vengono discriminate professionalmente.

Perchè 25mila neomamme hanno lasciato il lavoro?

Secondo gli ultimi dati forniti dell’Ispettorato nazionale del lavoro le neomamme che si sono licenziate sono state più di 25mila.La ragione principale sono le grandi difficoltà che incontrano le donne nel riuscire a lavorare e prendersi cura dei figli contemporaneamente. A fotografare il Paese con gli occhi di delle donne lavoratrici è un dossier di Save the children, “Le Equilibriste, la maternità in italia”, con la classifica delle regioni e città dove avere figli è più facile: Bolzano e Trento sul podio e la Campania fanalino di coda, tra servizi carenti e lavoro in calo.

Vediamo nel dettaglio. Le Province autonome di Bolzano e Trento rispettivamente al primo e secondo posto seguite da Valle D’Aosta (3° posto), Emilia-Romagna (4°), Friuli-Venezia Giulia (5°) e Piemonte (6°).

Bolzano e Trento non solo conservano il primato, ma registrano miglioramenti. Emblematico al contrario il caso dell’Emilia, da prima nel 2008 a quarta nel 2018. Tra le regioni del Mezzogiorno la Campania è la meno mother friendly e perde due posizioni rispetto al 2008, preceduta da Sicilia (20° posto), Calabria (che pur attestandosi al 19° posto guadagna due posizioni rispetto al 2008), Puglia (18°) e Basilicata (17°).

“È inammissibile che in un Paese come il nostro, dove il numero di nuovi nati è in costante diminuzione, si riservi così poca attenzione, al di là della retorica, alla maternità e che le mamme debbano affrontare in solitudine continui ostacoli legati alla cura dei figli così e alla conciliazione della vita familiare e professionale. Sappiamo che i primi mille giorni dei bambini sono fondamentali per la crescita, eppure proprio in questo periodo decisivo manca l’assunzione di responsabilità pubblica. Occorre scardinare questo circolo vizioso“, afferma Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. Il divario Nord-Sud è evidenziato dall’Indice delle Madri di Save the Children anche nelle tre singole aree prese in esame: cura, lavoro e servizi per l’infanzia.

La prima area, quella della cura, mostra discreti miglioramenti per tutte le regioni. Trento e Bolzano mantengono il loro primato seguite da Lombardia (3° posto), Piemonte (4°), Emilia-Romagna (5°) e Veneto (6°). La Basilicata è la peggiore preceduta da Puglia (20° posto), Abruzzo (che crolla al 19° posto rispetto al 14° dell’Indice Generale) e Sardegna (che perde tre punti attestandosi alla 18° posizione). Da sottolineare i casi della Sicilia, che nell’Indice della Cura occupa l’11° posto e non più le ultime posizioni, e della Campania al 16° posto.

La seconda area riguarda il lavoro femminile che ha pagato la crisi in maniera dura. Anche qui Trento e Bolzano si confermano al primo e al secondo posto, seguite da Valle d’Aosta (3° posto), Lombardia (4°), Emilia-Romagna (5°) e Veneto che passa dall’8° posto nel 2012 al 6°. La Sicilia ultima è preceduta da Campania (20° posto), Calabria (19°), Puglia (18°) e Basilicata(17°). A raccontare la difficoltà delle donne sono i numeri. Circa un terzo delle donne che non hanno mai lavorato e neanche tentato di trovare un lavoro sono mamme, e tra i motivi più frequenti dell’impossibilità di cercare un impiego vi sono quelli familiari.

L’ultima area, i servizi educativi per l’infanzia. Ancora una volta, la provincia di Trento è al primo posto, seconda la Valle d’Aosta; poi Friuli-Venezia Giulia (3° posto), Toscana (4°), Marche (5°). Il Lazio è ultimo preceduto da Sicilia (20°posto), Calabria (19°), Campania (18°) e Basilicata (17°). I bambini sotto i tre anni accolti in servizi comunali o finanziati dai Comuni variano dal 18,3% del Centro al 4,1% del Sud. Le disparità sono enormi: nel Nord-Est e al Centro i posti censiti nelle strutture pubbliche e private coprono il 30% dei bambini sotto i 3 anni, al Nord-Ovest il 27%, mentre al Sud e nelle Isole si hanno rispettivamente 10 e 14 posti per cento bambini residenti.

Save the Children sottolinea come manchino miglioramenti strutturali, soprattutto al Sud, dove il carico di cura grava ancora troppo sulle donne e l’occupazione femminile è ai minimi storici. “Ci vuole un Piano Nazionale di sostegno alla genitorialità, con misure a sostegno del percorso nascita e dei primi mille giorni, che consolidi la tutela delle lavoratrici, e garantisca a tutti servizi educativi per la prima infanzia”.

 Fonte: Repubblica