Meno compiti e più tempo libero. Lo dice uno studio.

compiti a casa

Meno ore di studio e più tempo libero di qualità. Questo è quello che insegna il modello finlandese e che potrebbe essere introdotto a breve anche nel nostro sistema scolastico.

In alcuni comuni si applica già il modello “Scuola senza zaino”, che prevede che i libri restino in classe. Seguendo questo filone,  diversi genitori hanno chiesto di prendere in considerazione il modello didattico finlandese.

Ecco cosa prevede il modello scolastico finlandese

Il modello finlandese prevede spazi diversi rispetto a quelli che conosciamo, i ragazzi stanno a gruppi, in tavoli circolari, è l’insegnate che si sposta. Ogni venti minuti di lezione ne sono previsti dieci di ricreazione attiva in cui si fa comunque qualcosa di utile, poi altri venti di lezione. Uno studio conferma nel 2000 i ragazzi avevano una capacità di attenzione pari a 18 secondi, ora scesi a 7. Oltre ai dieci minuti di pausa ogni ora, l’idea modulata dalla Finlandia stabilisce una diversa organizzazione didattica: una giornata di apprendimento non prevede più materie completamente diverse, ma la settimana di cinque giorni è divisa esattamente a metà, due giorni e mezzo dedicati alle materie umanistiche e gli altri due e mezzo a scienze, matematica, geografia e attività fisica. La lezione da 50 minuti lascia agli studenti il tempo da dedicare a se stessi, andare in palestra, in giardino oppure rimettere in ordine l’aula. Esistono spazi relax con divani, computer, la scuola resta aperta anche nelle ore pomeridiane e i compiti da fare a casa sono ridotti al minino.

I compiti a casa sono inutili?

Su questo argomento abbiamo da un lato i sostenitori dei compiti, secondo i quali lavorare con disciplina a casa per consolidare ciò che viene appreso a scuola non ha mai fatto male a nessuno e dall’altro, coloro che al contrario pensano che i momenti di pausa dallo studio siano “sacri” e intoccabili, oltreché estremamente utili per ricaricarsi o semplicemente per dedicarsi ad altro che non sia lo studio.

Gli studi psicologici ci dicono che l’apprendimento è un processo particolarmente complesso che coinvolge aspetti cognitivi, ma anche emotivi e psicologici.  Quello a cui si assiste all’interno della realtà scolastica pubblica italiana (ma non solo in quella pubblica) è un rigido ancoraggio al programma ministeriale, per cui gli insegnanti sono tenuti a raggiungere tutta una serie di obiettivi didattici che inevitabilmente comportano il dover mettere in secondo piano la cura e la crescita della persona nella sua globalità. La centratura sul programma porta inoltre gli insegnanti a non prestare la giusta attenzione alle dinamiche relazionali che si instaurano all’interno della classe, con conseguente proliferazione di episodi di bullismo ed emarginazione. All’interno di quest’ottica, anche i compiti a casa assumono il solo ruolo di assicurare, velocizzare e consolidare il raggiungimento degli obiettivi didattici, senza considerare che gran parte delle cose che nella vita ci torneranno utili si apprendono dalla vita stessa, più che sui banchi, più che sui libri di testo.

Ecco perché dopo le ore passate tra le quattro mura della scuola un bambino ha diritto al suo tempo libero, per inventarsi un gioco o per annoiarsi, se crede. Un tempo libero per essere creativo, per coltivare le proprie passioni, lo sport, le relazioni con gli amici, con la famiglia e per tornare a scuola il giorno dopo con il rinnovato piacere di sedersi ad un banco ed aprire un libro.

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