Mamma mi abbracci

La maternità è una tensione costante tra i nostri bisogni e quelli dei dei nostri figli. Tempo per lavoro o tempo la famiglia?

“Mamma, ti sdrai vicino a me?”

Guardo l’orologio e mi accorgo che è già tardi, sono le 8.00 e io dovrei uscire di corsa per riuscire a non perdere neanche una coincidenza e arrivare a lavoro in orario.

“Devo andare altrimenti perdo l’autobus, recuperiamo stasera ok?”

“Per favore, mamma, solo un abbraccio”.

Mi fissava con i suoi grandi occhi verdi imploranti. Mia figlia sta crescendo, ma mi rendo conto che, nonostante sia sempre più alla ricerca dei suoi spazi, ha ancora tanto bisogno di me. Mi sono resa conto di avere anche tanto bisogno di lei quanto lei ne avesse di me e per un attimo ho dimenticato orari, autobus e treni da prendere e l’ho abbracciata fortissimo.

La maternità è una tensione costante tra i nostri bisogni e quelli dei dei nostri figli. Tempo per lavoro o tempo la famiglia? Lavori domestici o tempo di gioco con i nostri figli? È una lotta senza fine di come e dove trascorrere il nostro tempo prezioso e chi la merita di più.

E poi ti rendi conto che questi piccoli momenti non sono solo piccole cose. Sono le grandi cose che ci ricordano e ci insegnano ciò che è veramente importante. Non i piatti, o l’email, o qualche messaggio irrilevante sul telefono o sui social media.

Il tempo di un abbraccio è qualcosa che va oltre tutto.

Quante volte ci dimentichiamo di quanto sia importante il contatto fisico, presi da mille faccende. Quante volte rimandiamo al poi una coccola perchè troppo presi dalla routine schedulata. Quante volte viviamo quell’abbraccio condividendolo su un social network senza viverlo veramente.

E a volte è solo grazie ai bisogni dei nostri figli se riusciamo a dare spazio a quelli che sono anche i nostri bisogni, bisogni che mettiamo in secondo piano rispetto a cose più materiali. Sono i nostri figli a riportarci nella dimensione dell’adesso rispetto a quella del poi.

Forse stasera non avrò così bisogno del tuo abbraccio come ne ho bisogno ora.

E allora mi sono seduta accanto a lei e l’ho abbracciata così stretta, al limite dal farle male. Per cinque minuti siamo state così, senza dirci nulla, riempiendoci l’una del contatto con l’altra…

…lasciando che l’autobus passasse senza sensi di colpa.

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