Il mal di testa nei bambini può essere causato dalla mancanza di affetto

mal di testa

Il valore dell’empatia nella cura di certe patologie infantili è dimostrata da una ricerca presentata da Vincenzo Guidetti, neuropsichiatra della Sapienza di Roma, al Congresso Internazionale sulle Cefalee di Stresa elenca il mal di testa tra i disturbi di internalizzazione derivati da carenze affettive nell’infanzia. Guidetti ha analizzato circa 60 studi condotti negli ultimi 5 anni. Gli strumenti di neurovisualizzazione hanno confermato quello che gli psicologi avevano intuito da tempo: i gesti di affetto dei genitori attivano specifiche aree del cervello legate allo sviluppo della coscienza.

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Il professor Guidetti si occupa di studiare le cefalee ed emicranie nei bambini e definisce che su questo disturbo convergono elementi biologici, psicologici e comportamentali. Soffrire di mal di testa è una di quelle patologie che con più spiccata evidenza ci mostrano il bisogno – vero in ogni contesto – di guardare la persona nella sua interezza. Non solo la genetica, ma anche la storia personale, le relazioni e l’ambiente determinano una sofferenza precisa e specifica come il mal di testa.

Il bacio di mamma “che fa passare il male” non è più solo un modo di dire, bensì l’evidenza che il legame affettivo incide sulla salute.

Il benessere psicofisico della persona ha come alveo originale proprio la relazione con i propri genitori.

In un approfondimento accurato di Cesare Peccarisi sul Corriere sono ripercorse le tappe essenziali della ricerca del professor Guidetti.

Comunque, sia che si verifichi a 2 o a 5 anni, una carenza affettiva genitoriale può dar luogo ai cosiddetti disturbi di internalizzazione, come ansia o depressione. […] Secondo una ricerca presentata all’ultimo congresso internazionale sulle cefalee di Stresa da Vincenzo Guidetti, neuropsichiatra dell’Università della Sapienza di Roma, fra questi disturbi di internalizzazione rientrerebbe anche il mal di testa. «Come nell’adulto ogni bambino ha una sua storia personale e una sua esperienza di vita – dice Guidetti – e la sua vulnerabilità può essere capita solo analizzandone le radici, altrimenti le nostre conclusioni sono parziali e ci fanno perdere di vista la complessità del problema». (da Corriere)