Genitori gay: nessuna influenza negativa sulla vita del bambino

Tempo fa fece molto scalpore la dichiarazione del presidente della Società italiana di pediatria Giovanni Corsello, il quale disse “vivere in una famiglia senza la figura materna o paterna potrebbe danneggiare il bambino”, aggiungendo che “studi e ricerche cliniche hanno messo in evidenza che questi processi [stabilità emotiva, sicurezza sociale, ndr] possono rivelarsi incerti e indeboliti da una convivenza all’interno di una famiglia conflittuale, ma anche da una famiglia in cui il nucleo genitoriale non ha il padre e la madre come modelli di riferimento”. Lo stesso Corsello, però, ha voluto rettificare. Contattato privatamente dall’avvocato Matteo Uslenghi per chiarimenti sulle ricerche scientifiche cui faceva riferimento nella sua dichiarazione, ha voluto specificare: “La frase sugli studi e ricerche si riferisce alle possibili influenze negative sullo sviluppo di bambini e adolescenti di situazioni di conflittualità e instabilità che possono aversi sia in nuclei omo che eterogenitoriali. Non si voleva esprimere in alcun modo la correlazione certa tra danni allo sviluppo e convivenza con genitori dello stesso sesso, ma solo la impossibilità di escluderla a priori. Il senso è quello di richiamare la necessità di avere attenzione e mantenere al centro gli interessi del bambino. In questo senso la norma che sana e rende legittime le situazioni di fatto di minori con due genitori dello stesso sesso è da considerare con favore”.

Quindi l’attenzione è sulla stabilità dell’ambiente familiare, fondamentale nel determinare il corretto sviluppo del bambino, e non il sesso o l’orientamento sessuale delle figure genitoriali. Una posizione condivisa dalla comunità scientifica internazionale. Un resoconto della Columbia University di New York, infatti, ha preso in considerazione una gamma di 77 ricerche scientifiche, tra le più importanti sul tema a livello internazionale: di queste solo 4 hanno segnalato possibili svantaggi ai danni del bambino, senza però distinguere con la dovuta precisione tra i casi di minori nati e cresciuti all’interno di una famiglia gay stabile e i casi in cui i minori si sono trovati ad affrontare situazioni traumatiche come la separazione dei genitori. Gli altri 73 studi si sono trovati invece concordi nell’affermare che non vi è alcuna relazione tra l’appartenenza a una famiglia omogenitoriale e l’insorgenza di problemi comportamentali, dello sviluppo o dell’apprendimento. Vediamo insieme che cosa è emerso nel dettaglio.

Lo studio ha rivelato che i figli delle famiglie omogenitoriali hanno in media uno stato di salute e di benessere maggiore rispetto ai coetanei. In particolar modo si evidenzia una maggiore coesione familiare, data da una minore rigidità dei ruoli di genere (e dei relativi compiti/obblighi) dei singoli componenti del nucleo familiare. I minori, di età compresa tra i 4 e i 9 anni, non presentavano alcun problema di genere o di identità sociale, e nessuna prova di maggior predisposizione verso l’omosessualità rispetto ai coetanei cresciuti con madre e padre.

I problemi legati alla discriminazioni subite dall’adolescente per l’orientamento sessuale dei genitori non sembrano differire rispetto a problematiche che possono nascere anche con i figli delle coppie eterosessuali, anch’essi soggetti a problemi comportamentali se inseriti in un ambiente ostile.

Gli studiosi sostengono che “i bambini cresciuti da genitori gay hanno mostrato un livello di controllo delle emozioni e di benessere psicologico simile a quello dei bambini cresciuti da genitori eterosessuali”.

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