Fino a che punto dobbiamo giustificare i nostri figli?

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Fino a che punto dobbiamo giustificare i nostri figli? Proliferano in rete lettere di genitori che si fanno portavoce del disagio dei propri figli nel gestire il carico di compiti a casa che viene loro assegnato. Le lettere sono indirizzate a maestre e professori a giustificazione del mancato svolgimento degli stessi poichè impegnati in attività all’aria aperta, sportive e sicuramente, a loro dire, più educative dello stare a casa seduti ad un tavolo a fare tabelline o studiare storia.

Fino a che punto dobbiamo giustificare i nostri figli?

Ma cosa stiamo insegnando ai nostri figli? Stiamo insegnando loro a non gestire le responsabilità, stiamo insegnando loro che c’è sempre qualcuno pronto a giustificare una mancanza, stiamo insegnando loro a non riconoscere i loro insegnanti come guide…ecco cosa stiamo insegnando loro…

Io insegno all’università e mi trovo davanti anno dopo anno ragazzi incapaci di assumersi le proprie responsabilità. Ragazzi che vengono accompagnati dai genitori durante gli appelli d’esame, ragazzi che si permettono di mettere in discussione l’autorità dei docenti o che più semplicemente pensano sia loro tutto dovuto.

Non nego che i bambini possano avere un sovraccarico di compiti e che non sia giusto dopo una giornata trascorsa in classe chiedere loro di mettersi a studiare nuovamente una volta arrivati a casa. Ma forse è a casa che il bambino si confronta veramente con le proprie responsabilità, la gestione del tempo, la capacità di mettere in pratica quanto appreso. E noi genitori invece di scrivere loro giustificazioni che li legittimano dal non fare i compiti dovremmo lasciarli da soli nello svolgerli. Un bambino dovrebbe imparare a diventare autonomo fin dalla scuola elementare, i compiti non si fanno con i genitori, i compiti si fanno da soli. I miei genitori non mi hanno mai aiutata, quando non capivo qualcosa mi dicevano di chiederlo alla maestra non sostituendosi a lei, ma riconoscendo il suo ruolo e insegnandomi a rispettarla come formatrice e punto di riferimento.

Credo che i bambini oggi siano molto più svegli di quanto potessimo esserlo noi, hanno molti stimoli e quindi non penso abbiamo più difficoltà nello svolgere un compito assegnato.

Detto questo esistono dei luoghi preposti per discutere di sovraccarichi di compiti o sistema scolastico non idoneo, ovvero le riunioni scolastiche aperte ai genitori ed i colloqui con gli insegnanti,  non certo il diario dei propri figli e ancor peggio i social network.

Ma vi immaginate quando in una classe arriva un bambino con una giustificazione che legittimi il suo non aver fatto i compiti perchè si è dedicato ad altro che dinamiche possa innescare. Per prima cosa si vengono a creare delle differenze legittimate da una realtà esterna, si rompono degli equilibri che a fatica vengono costruiti dagli insegnanti (alcuni sono contesti molto difficili), si interrompono dei processi di apprendimento… a questo punto perchè non tenerli a casa visto che non si riconosce l’istituzione nel quale li stiamo mandando…

Quello che crediamo sia un bene, una tutela verso i nostri figli, in realtà è una vera e propria presa di posizione verso il sistema gestita attraverso la loro inconsapevolezza e il metterli in una posizione diversa rispetto agli altri e rispetto ai doveri.