Cos’è il virus respiratorio sinciziale nei bambini?

virus sinciziale

Il Virus Respiratorio Sinciziale (detto anche RSV) è molto diffuso e contagioso. Si trasmette per via aerea – attraverso l’inalazione di goccioline generate da uno starnuto o dalla tosse – o per contatto diretto delle secrezioni nasali infette con le membrane mucose degli occhi, della bocca o del naso. Il periodo di maggiore contagiosità è compreso tra novembre e aprile, con un picco nei mesi di gennaio, febbraio e marzo.

Il periodo di incubazione (tempo che intercorre tra l’esposizione e i sintomi) è di circa quattro-sei giorni. Il virus respiratorio sinciziale è una causa molto comune di infezioni respiratorie nei bambini piccoli in particolar modo nei primi 4 anni di vita e molti nel primo anno. Il virus è stato scoperto nel 1956 e si manifesta all’inizio come un banale raffreddore e un po’ di febbre e, nella maggior parte dei casi, tende a guarire in poco tempo senza ricorrere a trattamenti specifici. Anche nei neonati inizia con un leggero raffreddore, ma se la febbre, nel giro di 2-3 giorni raggiunge valori elevati (superiore a 39-40°C) e si accompagna ad accessi di tosse secca e stizzosa, respiro sibilante e episodi di apnea generalmente si richiede il ricovero ospedaliero. I quadri clinici che si possono presentare: bronchiolite (interessamento delle diramazioni bronchiali) o polmonite da RSV. 

Purtroppo ad oggi, non esiste un vaccino specifico contro questo virus tuttavia, molte linee di ricerca scientifica sono rivolte in questa direzione e sono allo studio soluzioni preventive   come gli anticorpi monoclonali per la prevenzione dell’RSV in tutti i bambini 

Dunque, per il momento, l’arma principale resta la prevenzione che consiste nelle misure che tutti ormai conosciamo: lavaggio delle mani, l’uso delle mascherine nei luoghi chiusi, l’uso di fazzoletti monouso, il distanziamento nel caso di un fratellino più grande malato e il non mandare a scuola i bambini in fase di convalescenza, poiché possono essere ancora fonte di contagio.