Coronavirus: quali saranno i danni psicologici nei bambini

danni psicologici nei bambini

Alla fine di tutto questo quello che andremo davvero a misurare sono i danni psicologici che potremmo avere, ma soprattutto quelli che saranno i danni psicologici sui nostri bambini.

Cosa dicono gli scienziati a proposito degli impatti psicologici di questa forma di semi-isolamento sulle popolazioni colpite dal coronavirus? Come prima cosa dobbiamo sottolineare due aspetti da non sottovalutare: un cambio di stile di vita improvviso e la paura. La prima cosa che ci è stata chiesta è di stare a casa, ma non solo, di attivare tante attività che prima venivano fatte al di fuori delle mura domestica all’interno degli spazi che rappresentavano per noi un luogo di riposo o comunque di stavcco rispetto al lavoro e alla scuola.

danni psicologici nei bambini
sad son hugging his dad near wall at the day time

Le nostre stanze si sono trasformate in uffici, in classi. I confini tra scuola e lavoro si sono a poco a poco assottigliati fino a scomparire e un genitore si ritrova a partecipare ad una riunione di lavoro mentre al suo fianco, o alla meglio, nell’altra stanza il figlio è alle prese con una videolezione. I momenti di pausa e di lavoro si vivono nello stesso ambiente senza possibilità di uscire e incontrare persone. La socialità si vive solo dietro ad uno schermo.

Ma sul lungo periodo tutto questo che conseguenze potrà avere? Che effetto avrà sui nostri bambini abituati ad avere i propri spazi, a sviluppare una propria identità e socialità lontani dai genitori, a scuola, durante le attività sportive, nei momenti di svago al parco giochi?

In una ricerca uscita nel 2013, che ha avuto per oggetti i bambini e i loro genitori sottoposti a quarantena o altre misure di isolamento è emerso che dopo giorni di quarantena hanno manifestato in generale sintomi psicologici come disturbi emotivi, depressione, stress, disturbi dell’umore, irritabilità, insonnia e segnali di stress post-traumatico.

Come hanno sottolineato quattro ricercatori cinesi in una lettera pubblicata da The Lancet il 4 marzo scorso, si sa comunque ancora poco sugli impatti psicologici (e fisici) che i periodi di quarantena possono avere sui bambini, che in queste settimane sono costretti a restare in casa, lontani dalla scuola.

I bambini hanno paura di uscire

Quello che sicuramente possiamo iniziare a constatare sui nostri figli è il rapporto con la paura. I bambini hanno paura di uscire, non si sentono più sicuri ad avvicinarsi ad altre persone.

In questo contesto di incertezza e di preoccupazione, la paura può essere funzionale, perché si può trasformare in attivazione e maggiore attenzione, per esempio per rispettare i protocolli di igiene, come lavarsi le mani e indossare i dispositivi di protezione individuale. La paura è una risposta fisiologica ed adeguata al pericolo ed è necessaria, perché ci protegge dai possibili rischi. Ammettere di avere paura aiuta a porre le attenzioni necessarie per tutelare la salute.  L’impegno emotivo è quello di impegnarci a trasformare la paura in coraggio.

E’ sicuramente complesso dar voce a qualcosa che non è visibile e facilmente immaginabile per un bambino. La sfida di fondo è quella di accettare, di essere genitori umani e per questo allo stesso tempo competenti e fallibili, non ‘supereroi’. Dobbiamo ricordare che gli occhi dei genitori sono lo specchio attraverso cui il figlio si riconosce e filtra la realtà circostante. In tal senso, sarebbe utile non restringere il campo agli aspetti negativi.

Per i bambini è importante la continuità delle attività anche perché trasmette molto un senso di sicurezza. Evitiamo dunque di lasciare a casa i bambini con i media allarmistici sempre accesi per evitare di bombardare la loro mente con un quadro parziale e distorto di quello che sta accadendo fuori casa. Fortunatamente le scuole, grazie anche alle tecnologie, si sono attivate per proseguire l’attività didattica e ludica anche a casa. Sostanzialmente i bambini vanno protetti dalle irrazionalità e allarmismi degli adulti, per cui a loro non vanno mostrate le immagini degli scaffali vuoti nei supermercati o le tende da campo fuori dagli ospedali, ma i compiti da fare per mantenere un senso di normalità.

L’università di Verona ha preparato un opuscolo di pronto intervento psicologico per le emozioni dei più piccoli in tempi di emergenza sanitaria globale dichiarata dall’Organizzazione mondiale della Sanità.