Come non trasmettere ansia ai figli

Come non trasmettere ansia ai figli
Quando si parla di caratteri ereditari trasmessi da genitore in figlio, tutti si concentrano sul colore di occhi e capelli oppure su una particolare predisposizione caratteriale. Quello che in molti non prendono in considerazione è che i figli arrivano ad assimilare anche gli atteggiamenti che vedono in mamme e papà costantemente all’erta e preoccupati. Insomma insieme agli occhi celesti è possibile anche trasmettere l’ansia ai figli. Se un bambino vive con un adulto che è in perenne stato ansiogeno, che non prende i mezzi pubblici perché agitato dalla compresenza di tante persone, che non esce dopo le 18:00 perché potrebbe succedere di tutto, inizierà a esserne condizionato anche nella propria routine quotidiana.
Ogni persona ansiosa fa fatica ad accettare che il suo stato d’animo sia effettivamente tanto d’impatto nella vita di tutti i giorni. “Non sono ansioso, sono realista” ecco quello che ci si ripete mentre si fa l’elenco dei rischi e dei pericoli a cui costantemente si è messi a contatto. Ma ammettiamolo: immaginare sempre il peggio logora un po’ il fegato. Vuoi davvero che anche tuo figlio sia divorato dall’ansia e non viva con spensieratezza?
Genitori ansiogeni, come possono danneggiare i bambini
Che un genitore abbia l’ansia è la cosa più stereotipata e normale del mondo. Che ne faccia una malattia ereditaria però non va assolutamente bene. Trasmettere ai figli eccessiva preoccupazione e apprensione per tutto quello che potrebbe succedere loro si trasforma infatti un una grande limitazione per la loro crescita. Sicuramente i disturbi d’ansia dipendono anche dall’indole del bambino e da particolari condizioni vissute, come per esempio una forte esperienza negativa, un’incidente mai superato. Ma tutto viene acuito da una mamma o un papà che invece di aiutare a superare amplificano il problema e lo rendono una vera e propria patologia.
In molti casi i genitori ansiogeni pensano di tutelare i propri figli proprio grazie alla loro iperprotettività. Tutto il contrario: si tratta di limitazione. Una mamma dovrebbe a poco a poco stimolare il bambino, aiutarlo a camminare per poi lasciarlo andare da solo. Evitare di lasciare il guinzaglio d’ansia che ci tiene legati a nostro figlio vuol dire far crescere l’ansia verso il mondo e la preoccupazione di non avere una figura pronta dietro di lui. Che poi, a vederci chiaro, come può un genitore in preda all’ansia patologica essere pronto davanti a situazioni di pericolo? L’ansia, se non correttamente gestita, potrebbe davvero bloccare la tua prestazione di mamma e ripercuotersi sul modo di vedere il mondo del bambino.