Se mio figlio è positivo in quanti dobbiamo stare in quarantena?

tampone positivo

Se mio figlio è positivo in quanti dobbiamo stare in quarantena? In tanti vi starete facendo questa domanda, più che legittima…mai come in questo caso torna attuale la regola dei sei gradi di separazione.

Se un bambino viene trovato positivo dopo aver effettuato il tampone le linee guida avvertono che la quarantena e conseguente verifica di positività tramite tampone scatti per quanti hanno frequentato il bambino nelle 48 ore precedenti alla comparsa dei sintomi.

Sicuramente le persone più vicine come genitori, fratelli e chi si è occupato del bambino sono a rischio, o magari loro stessi sono portatori asintomatici. I genitori dovranno avvisare colleghi, datori di lavoro e tutte le persone frequentate negli ultimi 4 giorni, che a loro volta dovranno informare il loro bacino. Se il bambino non è figlio unico i fratelli potrebbero essere a rischio e quindi anche i loro compagni, maestre…se praticano attività sportive…

Insomma la lista di contatti a rischio potrebbe davvero diventare infinita….e per un bambino positivo a rischio potrebbe davvero esserci un’intera comunità.

Come comportarsi dunque?

La cosa migliore è quella di tenere il bambino a casa fin dal primo sintomo riconducibile al COVID: anche fosse un semplice mal di gola o un raffreddore. In questo modo già si ridurrebbe un pochino il rischio di contagio. Il secondo passaggio sarebbe quello di effettuare un tampone per sincerarsi che il bambino sia negativo. Fino a quel momento tutti i famigliari dovrebbero venire il meno possibile in contatto con altre persone. Insomma la gestione non si presenta per nulla semplice.

La cosa che possiamo augurarci è che tutte le persone siano collaborative nel comunicare con tempestività sintomatologie riconducibili al COVID in modo tale da non mettere a rischio le altre persone. Si tratta di dovere civile e buon senso.

Cos’è il patto di corresponsabilità e perché bisogna firmarlo

Quando si parla di patto di corresponsabilità si intende il modulo che generalmente le scuole consegnano ai genitori nelle prime settimane dopo l’inizio della scuola. Qui sono elencate le regole educativecomportamentali e gli obblighi in capo alla scuola, ai genitori/tutori e agli alunni per garantire il miglior diritto possibile all’istruzione. In altre parole, il patto di corresponsabilità è un documento pedagogico che incentiva la collaborazione e la comunicazione scuola-famiglia nell’ottica di migliorare l’esperienza scolastica.

Tali regole non sono scelte arbitrariamente dall’istituto ma sono dettate direttamente dal MIUR: il loro riferimento normativo è il Decreto del Presidente della Repubblica n. 235 del 21 novembre 2007. Ogni scuola, pubblica o privata, può recepire in tutto o in parte le regole ministeriali ma senza stravolgerne il senso. Dal punto di vista legale, il patto di corresponsabilità ha natura contrattuale e quindi i reciproci impegni hanno effetto soltanto dopo l’apposizione della firma da parte del genitore o del tutore e in alcuni casi anche degli studenti maggiorenni, pena l’inammissibilità al nuovo anno scolastico.