Perché i figli non accettano i “no”

Un genitore lo sa, dire no è a volte molto faticoso e i nostri figli sono bravissimi a farci sentire i “cattivi” in queste situazioni, ma perché i figli non accettano i no come risposta?
In realtà c’è più di una ragione per cui i figli non accettano i no. La prima è sicuramente la volontà di sfidare le regole e mettere noi genitori alla prova. Quante volte vi sarà capitato di ripetere un no mille volte, sempre per lo stesso tema? Ecco, lì i nostri figli stanno prendendo le misure, per capire fino a dove possono spingersi per portarci al limite della pazienza.
Dire no, in realtà, può anche essere semplice, ma la reazione che ne consegue nei nostri figli, spesso invece non è gestibile. Può capitare che il bambino si getti a terra disperato, che inizi ad urlare, a piangere, magari anche ad insultarci dicendoci che non siamo buoni con lui. In questi casi non bisogna perdere le staffe e diventare aggressivi, piuttosto cerchiamo sempre di spiegare e motivare i nostri no. Così facendo aiuteremo i bambini a capire le ragioni che ci spingono a vietare in quel momento una determinata azione, non perché siamo “cattivi”, ma perché in quel momento bisogna fare altro.
Cosa fare quando un figlio non accetta un no
Quando un bambino si mette in testa una cosa è davvero difficile farlo desistere. Rispondere semplicemente “no” non ci aiuterà a distogliere la sua attenzione sull’obiettivo che si è prefissato.
Una cosa da fare per aiutare i figli ad accettare i no è sicuramente quella di essere decisi. Non dobbiamo cambiare idea. Prima di dire di no, dobbiamo essere sicuri e fermi sulla nostra decisione. Una volta detto un no, non si torna indietro, altrimenti rischiamo di aprire quello spiraglio di possibilità che i nostri figli useranno per ottenere un sì.
Se cambiamo idea, i nostri figli capiranno che possono sfidarci per trasgredire alle nostre regole, ogni volta che vogliono.
I no sono importanti per l’educazione dei nostri figli, per il rispetto delle regole e per il nostro ruolo genitoriale. Molto spesso ci capita sicuramente di cedere, quando magari ci rendiamo conto che il nostro divieto è esagerato.
A volte può capitare, ma va sempre spiegata la motivazione che ci ha portati a cambiare idea, facendo leva non sull’insistenza del bambino, ma sul fatto che siamo stati noi a decidere che il no poteva diventare sì.
Ad esempio, siamo al parco ed è ora di andare via. Abbiamo già detto a nostro figlio che quello è l’ultimo giro sullo scivolo. Lui non vuole andare via. Abbiamo detto di no. Ci rendiamo conto che abbiamo ancora un po’ di tempo per un ultimissimo giro, quindi possiamo dire a nostro figlio che l’ultimissimo giro sullo scivolo lo facciamo cantando una canzone, o con una faccia buffa, o con le nostre braccia tese, pronte ad abbracciarlo per poi andare via. Diamo un senso particolare all’ultimo giro e poi si va a casa. Se anche dopo questo escamotage il bambino fa i capricci, restiamo fermi e decisi: era l’ultimissimo giro, adesso dobbiamo andare a casa.
È importante stabilire regole chiare e far capire ai nostri figli che siamo noi a decidere, non loro.