Ecco perchè perfezione e maternità non possono coesistere

Sono o meglio ero una perfezionista. No non credo assolutamente di essere perfetta, anzi, dico solo che tutto quello che facevo lo cercavo di fare al meglio delle mie possibilità.  A scuola cercavo di dare il meglio di me, al lavoro lo stesso. Nel matrimonio e nella nuova casa cercavo di fare tutto al meglio: appartamento perfettamente pulito, ricette sempre nuove,etc.etc.

Poi ho avuto dei figli.

Ora, non fraintendetemi – non è colpa loro.

La questione è: è impossibile cercare di essere perfetta quando si condivide la vita con piccole persone.  Ho provato. Ho provato a trovare il tempo per i miei amici, per essere la moglie perfetta. Ho provato a fare tutto. Ho cercato di avere sempre la biancheria pulita e piegata. Ho cercato di mantenere i pavimenti immacolati, il lavandino vuoto, i vetri puliti, la libreria in ordine, ecc. Ho cercato di essere il più perfetta possibile e più io cercavo di esserlo e più le piccole persone intorno a me continuavano a “rovinare i piani.”  Quelle piccole persone che sono solite lasciare i giocattoli esattamente dove hanno finito di giocare solo per precipitarsi in cerca di nuovi giocattoli. Quelle piccole persone che lasciano cucchiaini sporchi sul tavolo, nel lavandino, vicino alla lavastoviglie ma mai in essa. Le persone che si lamentano invece di chiedere. Le persone che trovano ogni piccolo pretesto per litigare fra di loro. Le persone che non sembrano accorgersi quanto sia difficile per me riuscire a fare tutto giorno dopo giorno.

Ma non è solo lo stato della casa che mi stressa. E’ anche il mio essere perfezionista che mi porta continuamente a domandarmi: Sono abbastanza brava? Sto facendo questo nel modo corretto? Sono la mamma che i miei figli meritano? E mio marito è fiero di me? È la mia casa è abbastanza pulita? I miei figli sono abbastanza puliti? I miei bambini sono felici?

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Ma per fortuna, ho incominciato ad affrontare il mio problema prima di rovinare la vita delle piccole persone che mi stanno intorno.

Ho sempre misurato il mio valore e il valore di quello che sto facendo. Prima le mie domande erano: Sono una brava figlia? Una moglie attenta e premurosa? Una brava amica?

Dal punto di vista lavorativo è stato più semplice ricevere delle conferme sotto forma di valutazioni.

Ma, come una mamma, non c’è alcun sistema di classificazione. Non c’è una pagella per indicare quanto bene si sta facendo. O ancora più importante, nessun sistema per affermare che, sì, si sta facendo un buon lavoro. E poi ci sono quei giorni in cui i bambini sono in ritardo a scuola perché non si riesce a trovare una scarpa,  i giorni che in cui  li hai appena cambiati e loro si tirano addosso il bicchiere di succo,  i giorni in cui la cena è surgelata, ancora una volta, perché semplicemente non hai tempo. I giorni in cui urlare è una reazione eccessiva perché il bambino non lo meritava, ma perché tu sei così stanca. I giorni in cui sei dispertata perché la casa è un disastro totale, e sei convinta che ogni mamma avrebbe fatto meglio di te.

Mi ci è voluto molto tempo per rendermi conto che non può esistere la perfezione, e soprattutto non si dovrebbe neanche fare un tentativo per raggiungerla, soprattutto con i bambini. C’è voluto del tempo per imparare a prendermela di meno e ridere di più. Per imparare a preoccuparmi di più di quello che i miei figli pensano rispetto a quello che altre mamme pensano.