Regressione infantile: una storia

regressione infantile

Questa storia di regressione infantile ci è stata raccontata da una mamma che ha vissuto il difficile momento della non accettazione da parte della sorellina maggiore del fratellino appena nato.

“Sei mesi e mezzo fa, eravamo seduti nella stanza d’ospedale, io e la mia primogenita. Lei aveva un’espressione seria ma calma mentre studiava i lineamenti di quel suo fratellino appena nato. Si chinò a baciare il suo naso.

Dopo averlo portato a casa dall’ospedale, le cose però sono cambiate. Non voleva avere niente a che fare con il bambino. In realtà, lei non voleva che il bambino stesse vicino a lei o intorno a lei. Si alzava e si allontanava da lui, anche se questo significava lasciare la stanza. Lo guardava solo da lontano. Aveva inoltre smesso di essere indipendente. Aveva smesso di sorridere. Aveva smesso di parlare. Aveva smesso di usare il vasino. Aveva iniziato a urlare, gridare, fare capricci per niente, non ascoltare, non fare nulla da sola.

Non avevo pensato potesse accadere una cosa del genere. Non ero preparata. Settimana dopo settimana, era una battaglia estenuante, cercavo disperatamente di colmare il divario tra il bambino e sua sorella-così come il divario che si era creato tra lei e me. La incoraggiai chiedendole di aiutarmi con il bambino, tenendolo, giocando con lui, dargli da mangiare”

Non ha funzionato. Eravamo nel pieno di una regressione infantile.

Ho continuato a cercare di riconquistarla. Ho cercato, senza successo, di dividere me per non far sentire a nessuno dei due la mia mancanza. Ho pianto. Mi sentivo in colpa. Mi sono sentita male. Mi sentivo frustrata. Non c’era modo per dare ai miei figli la stessa quantità di tempo. Ma non ho smesso di lottare. Ho mandato indietro le lacrime. Ero esausta.

Un pomeriggio l’ho vista seduta sull’altalena che usava da piccola con un ciuccio in bocca, oscillava avanti e indietro. Il mio cuore si è spezzato nel verderla così. Ho realizzato che mia figlia stava facendo un grandissimo lavoro su se stessa, stava cercando di capire il suo nuovo ruolo. Stava metabolizzando le sue paure,  la paura di essere sostituita, la paura di essere dimenticata, senza realmente sapere cosa fossero.

Non era più l’unica piccola di casa, e lei lo sapeva. Era ormai una sorella maggiore. Il suo piccolo mondo era stato scosso molto più del mio.

Un giorno, mentre mi trovavo dal pediatra, per una visita di controllo, mia figlia seduta sulle mie gambe ha iniziato a giocare con la cerniera della mia giacca. E qui che il pediatra mi ha detto:

“Sai, nessuno sa quando un bambino è stato messo in ombra meglio di un bambino. Dalle tempo fino a quando il fratello avrà 6 mesi e si stabilizzerà nel suo nuovo ruolo. ”

E lei lo ha fatto, circa sei mesi e mezzo dopo che suo fratello è nato, mentre era seduta sul pavimento mia figlia ha allungato la sua mano verso il fratello che a sua volta con la sua mano paffuta ha afferrato la mano della sorella. Lui ha sorriso e io sono letteralmente balzata in piedi. Lei guardava con orgoglio verso il fratello con lo stesso sorriso tranquillo della prima volta, all’ospedale. Lei mi ha guardata e mi ha sorriso. Poi delicatamente ha baciato il naso del fratellino”