Quando i figli non rispettano i genitori: cosa fare

figli che non rispettano i genitori

Cosa fare quando i figli non rispettano i genitori? Ecco alcuni consigli su come comportarsi in queste occasioni.

Spesso i genitori si domandano cosa hanno fatto di male per meritarsi degli atteggiamenti spiacevoli, violenti e aggressivi da parte dei figli e si chiedono come mai i propri figli non rispettano i genitori.

Cosa fare quando i figli non rispettano i genitori: “mio figlio mi tratta male”

Che si tratti delle loro parole taglienti o delle frasi inopportune la questione è molto delicata. Il problema non sono i genitori, nonostante il più delle volte rappresentino un facile bersaglio. L’età più critica in cui i figli non rispettano i genitori, probabilmente, è quella che si aggira intorno ai 13 anni:

Da una parte i primi segnali fisici dell’imminente maturazione sessuale producono nei ragazzi la convinzione di essere “troppo grandi” per sottostare ancora a vecchie regole – sostiene la psicologa Marilena Zanardi – ma dall’altra i genitori continuano a vedere “il piccolo” di casa. Presto o tardi il figlio si ribellerà, mettendo in atto tattiche di “guerriglia familiare” per obbligare i genitori a riconoscere la sua nuova realtà“.

Stiamo parlando di ragazzi che mancano di rispetto ai loro genitori, ragazzi irascibili ed irritabili che pretendono venga fatto ciò che chiedono, come se gli fosse tutto dovuto.

Anche i bambini o i prepuberi possono essere violenti, nonostante la mentalità comune di considerare i piccoli come soggetti da proteggere. La maggior parte delle volte vogliono attirare l’attenzione.

È fondamentale ricordare di mantenere la calma e agire con rispetto nei loro confronti, cercando di individuare il motivo per cui si comportano in un determinato modo, analizzando la situazione insieme a loro e con maturità.

Come comportarsi con i figli che offendono i genitori

Se non mi lasci uscire, me ne vado, scappo di casa“. È la frase tipica che risuona nelle orecchie dei genitori.

La voglia di indipendenza è forte, come anche la libertà di scelta di un proprio stile di vita e il rispetto degli orari: sono questi i principali motivi di scontro che spingono i figli a ribellarsi.

Come bisogna comportarsi con i figli, quando offendono i genitori? Come bisogna comportarsi se i figli non rispettano i genitori?

Esistono delle mosse vincenti, che in questi casi possono rivelarsi molto utili al fine di placare i loro animi e trovare un equilibrio. Mettere in atto una severità eccessiva comporterebbe solo un maggiore inasprimento dei rapporti e, allo stesso tempo, andrebbe evitato anche un eccesso di indulgenza.

La soluzione sarebbe di fornire progressivamente maggiore autonomia ai propri figli e, al contempo, far capire loro di assumersi le responsabilità e le conseguenze delle azioni che commettono.

Il rapporto genitori-figli deve incentrarsi sul rispetto reciproco.

Nel momento in cui il genitore accetta che suo figlio ha la propria personalità, la propria privacy, un suo modo di essere, allora riceverà più rispetto. Un atteggiamento autoritario non paga, come succede anche per l’eccessivo permissivismo. Da un lato si provocherebbe solo un maggior allontanamento, dall’altro si lascerebbe il proprio figlio in balia di se stesso.

La via giusta? Il compromesso: “Accetto che torni a mezzanotte a patto che tu mi telefoni per dirmi dove sei“.

Non siate permalosi, non offendetevi alle loro critiche, non prendetela come un fatto personale: cercate piuttosto di capire cosa voglia dirvi e, soprattutto, tenete ferme le regole. Su quelle non bisogna mai transigere, ma bisogna ricordare che la parola “regola” è molto diversa dalla parola “comando”. La regola deve essere qualcosa di impersonale e oggettivo. Non è “Stai seduto!“, ma “A tavola si mangia seduti“.

Bisogna sottolineare immediatamente il suo errore, fornendogli delle spiegazioni precise affinché capisca dove sta sbagliando.

Mio figlio è aggressivo cosa fare

Alcuni comportamenti dei bambini, come graffiare, mordere o tirare i capelli, possono suscitare molta preoccupazione nei genitori.

Nel momento in cui il bambino manifesta questi atteggiamenti aggressivi, cosa bisogna fare?

Come sosteneva Winnicott, pediatra e psicoanalista, “crescere è di per sé un atto aggressivo“. Nei bambini l’aggressività è una modalità comunicativa e di crescita che si trasforma in relazione alle tappe evolutive dello sviluppo del bambino e pertanto deve essere valutata in relazione alla sua età.

In casi di aggressività, è fondamentale il confronto con altri genitori per riflettere e condividere dubbi e anche per trovare delle nuove strategie e soluzioni, senza temere il giudizio. Cosa bisogna fare:

  • rispettare il bisogno di privacy senza imporre una presenza oppressiva
  • ascoltare i propri figli
  • mettere da parte l’orgoglio
  • analizzare la situazione con estrema pazienza

Un’altra parola chiave? “Regole”: poche regole, ma chiare e inderogabili, senza dire dei “no” dettati solo dalla propria emotività.

Perché mio figlio non mi sopporta. Perché i figli non rispettano i genitori

Possono essere tante le ragioni che spingono un figlio a dire di odiare un genitore. Il più delle volte lo dice, ma non lo pensa.

Il processo di crescita detiene sicuramente un’elevata rilevanza in merito alla questione: tale processo conduce il ragazzo a dover sperimentare l’odio oltre che l’amore per i propri genitori, e tale sentimento assume una funzione evolutiva di distacco. Altre volte, invece, il figlio può ribellarsi perché viene trattato come un bambino. Una delle frasi più ripetute da parte dei genitori è: “Che ci posso fare, per me lui resta sempre il mio bambino!“.

Dietro un atteggiamento di apparente odio spesso si nasconde una fragilità del ragazzo, che sta cercando di trovare la sua strada verso la costruzione della propria identità.

Certi comportamenti – spiega la psicologa Tania Scodeggio –  più che essere un attacco contro mamma e papà, attestano il desiderio di diventare un adulto autonomo e capace di fare scelte differenti, alla ricerca di qualcosa che lo faccia star bene, anche se non è il comportamento che il genitore desiderava per lui. Con questo modo di fare sicuro e sfrontato il ragazzo vorrebbe da una parte rendere visibile il suo bisogno di staccarsi dal cordone ombelicale, dall’altra nascondere la sua fragilità e il suo timore di deludere il genitore, che si aspetterebbe di raccogliere i frutti di tutto ciò che ha seminato nel corso dell’infanzia“.

Come reagire quando un figlio ti aggredisce

Bisogna cercare di comunicare il proprio malessere emotivo al proprio figlio rispetto al suo comportamento e non “alla sua persona”. Bisogna sottolineare che è il suo atteggiamento ciò che fa stare male, tentando di sviscerare assieme l’emozione sottostante. I casi in cui l’odio diventa violenza fisica e verbale sono da ritenersi versioni patologiche che superano il confine del normale processo di crescita.

È da valutare un percorso terapeutico per l’adolescente, ma anche un counseling genitoriale, o una terapia dei genitori, se si riscontrassero difficoltà di gestione della rabbia anche nella madre o nel padre.

È importante anche ristabilire i ruoli, definendo chi è il genitore e chi il figlio e manifestare la propria autorevolezza al fine di recuperare il rispetto reciproco. Anche far capire che la coppia genitoriale è compatta dinanzi a tale problematica così da “sottrarre” tacitamente il ruolo che il bambino/ragazzo ha conquistato “illecitamente”.

Il processo di emancipazione e individuazione adolescenziale è un momento delicato: da genitori bisogna far attenzione a toccare i tasti giusti mantenendo l’equilibrio.

Bisogna aspettare pazientemente, ascoltarli, e soprattutto non è sempre necessario scendere a patti: le regole devono essere poche ma chiare e inderogabili.

Figlio adulto aggressivo: è normale anche superata l’adolescenza?

Il temperamento di un individuo osservato durante l’infanzia di solito perdura anche in età adulta. Un bambino non aggressivo a 8 anni sarà molto probabilmente anche a 50 anni un uomo non aggressivo. A volte capita che la conflittualità tra le due generazioni diventi esagerata e rasenti il limite della tollerabilità.

È questo il caso del “figlio tiranno”: figli non rispettano i genitori quando insultano, ricattano, manipolano. È solo in apparenza potente:  esprime con gli attacchi d’ira la sua grande sofferenza. Facendo il padrone  rimane in balia di se stesso, senza nessuno che lo protegga dalla propria aggressività. Dopo la violenza si sente un cattivo figlio e teme di non meritare l’amore dei genitori.

Generalmente il soggetto diventa aggressivo per una causa ben precisa, eliminandola, non si manifesteranno altri episodi violenti. Diversa è la situazione, di una persona che per un’infanzia difficile ed avendo subito cattiverie varie, si trova a ripercorrere gli stessi atteggiamenti aggressivi subiti. In questo caso, l’elemento principale da sfruttare per calmare la persona, è di offrire un diversivo per distrarlo. Risulta utile anche presentare alla persona aggressiva un ambiente tranquillo, in cui si trovi a proprio agio completamente e sia lontano da insidie fisiche o psicologiche. bisogna essere calmi ed evitare di rispondere all’aggressività con altra aggressività, perché in tal modo, la situazione non si riesce più a controllare, quindi peggiorerebbe notevolmente.

Diviene importante tranquillizzare ed instaurare un dialogo di assoluta comprensione, senza esprimere giudizi, ma solo facendo sentire la nostra vicinanza, nonostante l’aggressività. È altrettanto importante non subire l’aggressività, ma mostrarsi indifferente ad essa.