VIOLENZA OSTETRICA cosa è e cosa fare

violenza ostetrica

Si chiama violenza ostetrica e ad averla subita sono molte più donne di quante possiate immaginare. Di cosa si tratta e come sconfiggerla?

Il momento del parto dovrebbe essere uno dei momenti più belli per una donna che vuole diventare mamma. Seppur in alcuni casi estremamente doloroso e lungo viene ripagato dal regalo più bello, ovvero quello di poter stringere tra le braccia il proprio bambino. La sala parto dovrebbe rappresentare il luogo della dolcezza, del conforto e del sostegno ma molto spesso non è così e a farne le spese sono le donne che si ritrovano a vivere situazioni difficili durante il travaglio. Si chiama violenza ostetrica e ad averla subita sono molte più donne di quante possiate immaginare.

Violenza ostetrica cos’è

La violenza ostetrica è una definizione che potrebbe indurre in errore: infatti non viene praticata dalle ostetriche, o meglio non solo dalle ostetriche. Il termine sta ad indicare più in generale l’abuso che avviene nell’ambito generale delle cure ostetrico-ginecologiche e che può essere realizzato da tutti gli operatori sanitari che prestano assistenza alla donna e al neonato (ginecologo, ostetrica o altre figure professionali di supporto).

La violenza ostetrica, non è nella maggior parte dei casi un atto di abuso volontario, ma può riguardare semplicemente una decisione presa in sala parto o sala operatoria (in caso di parto cesareo) senza il consenso della paziente e senza fornire le adeguate informazioni e talvolta anche contro la volontà della stessa.

Gli episodi che possono rientrare tra quelli identificativi di una violenza ostetrica sono:

Manovre di Kristeller – La tecnica è abbastanza semplice ma deve essere condotta da personale esperto. Chi la esegue afferra con una mano il bordo del letto o le lenzuola, posizionando l’avambraccio all’altezza della parte alta dell’utero. All’arrivo della contrazione, con una spinta decisa, il braccio viene fatto scivolare per tutta la lunghezza della pancia esercitando una spinta dal fondo dell’utero verso il basso.

A livello medico i principali rischi sono:

  • ricorso ad una episiotomia importante
  • lacerazioni a vagina e perineo
  • distacco della placenta con conseguente sofferenza fetale
  • contusioni a carico dell’utero
  • rottura dell’utero con conseguente emorragia

Scollamento membrane – La manovra consiste più specificamente nell’inserzione di 2-3 cm di dito all’interno della cervice uterina per creare meccanicamente dello spazio tra il tessuto uterino e le membrane fetale. Dopo lo scollamento delle membrane, anche a distanza di molte ore, è possibile che si verifichi un’emorragia, simile a quella mestruale. Se questa si fa copiosa, è bene chiamare il proprio ginecologo.

Episiotomia – incisione che viene fatta sui genitali esterni della donna durante un parto spontaneo in fase espulsiva, ovvero quando il bambino sta ormai per nascere.

Come tutti gli interventi chirurgici, anche l’episiotomia può portare a dei rischi:

  • sanguinamento;
  • dolore dei punti di sutura, che permane per alcuni giorni e talvolta impedisce alla neomamma di stare seduta
  • rischio che la ferita si infetti nei giorni successivi, obbligando la mamma a tornare in ospedale per le opportune medicazioni
  • dolore durante l’evacuazione.
  • ripresa più lenta e dolorosa dei rapporti sessuali, poiché il tessuto cicatriziale rende meno elastica la vagina.

Violenza ostetrica cosa fare per combatterla

Ogni donna dovrebbe avere il diritto di partorire come desidera e nella posizione in cui desidera, ovviamente salvo in caso di complicazioni e sofferenza fetale. Spesso invece  assistiamo alla pratica di manovre (Manovra di Kristeller, scollamento membrane e episotomie) e tagli cesarei senza il consenso delle future mamme pur essendoci tutte le condizioni per un parto vaginale senza rischi.

Altre forme di violenza possono riguardare la separazione tra bambino e mamma subito dopo la nascita senza alcuna ragione medica, ostacolando il contatto precoce, l’attaccamento e l’allattamento. «Mi hanno continuato a ripetere che non sapevo spingere» e «Mi sono saltati sulla pancia per fare uscire il bambino» sono alcune delle frasi più comuni che riportano molte donne se chiedi loro com’è stato il loro parto.

Osservatorio violenza ostetrica: cos’è

L’Osservatorio sulla Violenza Ostetrica Italia (OVOItalia) nasce come proseguimento della campagna social #bastatacere, con lo scopo di custodire e diffondere le testimonianze raccolte, continuare a dare voce alle madri e sensibilizzare la società italiana nei confronti del fenomeno di violenza ostetrica.

#bastatacere sulla violenza ostetrica

“Basta tacere: le madri hanno voce” è una campagna mediatica lanciata sui social network con la pagina Facebook www.facebook.com/bastatacere per dare opportunità alla madri di raccontare le loro esperienze di abuso e mancanza di rispetto nell’assistenza alla nascita.

Violenza ostetrica OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità): i documenti ufficiali

La proposta dell’Osservatorio si inquadra all’interno delle richieste avanzate dall’OMS e intende accogliere le istanze presentate da diverse associazioni attive per i diritti umani nella maternità.

La dichiarazione dell’OMS spiega che le donne vanno incluse nell’assistenza. Non è che sono oggetto dell’assistenza, sono soggetti di assistenza e dunque vanno incluse sia nei rapporti personali durante il parto sia nella gestione delle politiche che possono portare a un sistema migliore e rispettoso.

Violenza ostetrica legge e legislazione

Al momento in Italia non esiste una raccolta ufficiale di dati sulla violenza ostetrica. L’Osservatorio sulla Violenza Ostetrica Italia (OVOItalia) ha la finalità di raccogliere dati e storie sulla violenza ostetrica in Italia per rendere visibile il fenomeno.

Chi è vittima di violenza ostetrica

Vittime della violenza ostetrica sono le mamme e le future mamme, le donne in gravidanza e coloro che si affidano a cure ginecologiche/ostetriche

Violenza ostetrica testimonianze: ecco alcune storie

Sono tante le donne che hanno condiviso la loro storia a testimonianza di un fenomeno che esiste da sempre e che non si sa per quale motivo fino ad oggi è stato taciuto. «Mi hanno continuato a ripetere che non sapevo spingere» e «Mi sono saltati sulla pancia per fare uscire il bambino» sono alcune delle frasi più comuni che riportano molte donne se chiedi loro com’è stato il loro parto.

Violenza ostetrica in Italia: quanto è diffusa?

Per 4 donne su 10 l’assistenza al parto è stata lesiva della propria dignità e integrità psicofisica.

“Le donne e il parto”, è il nome della prima ricerca realizzata su scala nazionale per indagare il fenomeno taciuto della cosiddetta “violenza ostetrica”. La ricerca, nata su iniziativa dell’Osservatorio sulla violenza Ostetrica Italia è stata condotta dalla Doxa, con il contributo delle associazioni La Goccia Magica e CiaoLapo Onlus. L’iniziativa rappresenta il proseguimento e l’evoluzione della campagna d’informazione e sensibilizzazione #BastaTacere: le madri hanno voce.

Lo studio, che ha preso in esame un campione di 5 milioni di donne italiane, tra i 18 e i 54 anni, con almeno un figlio di 0-14 anni, ha indagato i diversi aspetti e momenti vissuti durante le fasi del travaglio e del parto: dal rapporto con gli operatori sanitari alla tipologia di trattamenti praticati, dalla comunicazione usata dallo staff medico al consenso informato, dal ruolo della partoriente nelle decisioni sul parto al rispetto della dignità personale