Perché far misurare la temperatura agli alunni a casa e non a scuola?

La misurazione a casa della temperatura corporea è una regola importante a tutela della salute propria e altrui, un gesto di responsabilità a vantaggio della sicurezza di tutti. Questa semplice misura di buon senso previene, infatti, la possibile diffusione del contagio che potrebbe avvenire nel tragitto casa-scuola, sui mezzi di trasporto, quando si attende di entrare a scuola o in classe.
Certo è che anche in passato molti genitori mandavano i figli a scuola con la febbre proprio perchè impossibilitati ad assentarsi dal lavoro. Non aiutano neanche le ultime notizie diffuse sui social in cui molti per esulare i controlli assumono tachipirina prima di uscire di casa.
Non tutti sono d’accordo con questa iniziativa.
Chi misura la febbre?
Rischia di allargarsi il fronte di coloro che vorrebbero mettere in capo alle scuole (e non ai genitori) la sorveglianza delle condizioni di salute degli alunni. A porre il problema è stato il governatore della Campania Vincenzo De Luca: «L’ipotesi di far misurare la temperatura a casa e non a scuola è irrealistica», ha spiegato, annunciando che in Campania sono in corso verifiche per rendere obbligatorio il controllo della febbre all’ingresso degli istituti scolastici con apposito termoscanner. A Roma, la temperatura «deve» essere misurata a chiunque entri nelle scuole dell’infanzia e nei nidi, compresi genitori e operatori: così recitano le linee guida per le strutture della Capitale presentate ieri. Ma la regola nazionale resta quella stabilita a fine maggio dal Cts: la febbre va misurata tutte le mattine prima di uscire di casa. Questo per evitare che alunni — o anche personale scolastico — con sintomi affollino i mezzi pubblici. E anche perché prevedere la misurazione della febbre sul portone potrebbe provocare assembramenti.
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