Siamo esseri umani

Tutti i giornali titolano “E’ morta la bambina dimenticata in auto dalla mamma”. Mi dispiace ma non riesco ad accettare che questo fatto sia riconducibile ad una dimenticanza. Una mamma non può dimenticare una figlia in auto per quattro ore lasciandola morire, non è una dimenticanza è un’altra cosa. Quindi iniziamo a chiamare le cose con il loro nome e forse inizieremo a diventare persone più consapevoli che quanto è successo a quella mamma, come prima ad altre mamme e papà, potrebbe capitare anche a noi.

Non diventiamo i paladini del “a noi non potà mai succedere perchè noi amiamo i nostri figli”. Non è una gara a chi è più bravo o meno bravo, è qualcosa che accade nella nostra mente e che non possiamo controllare, un blackout che ci fa credere di aver compiuto un’azione che in realtà non abbiamo fatto, come accompagnare nostra figlia di 18 mesi al nido.

Siamo esseri umani e come tali abbiamo dei limiti, dei limiti che non possiamo superare e quando tentiamo di farlo il nostro cervello interviene, ci avverte, ci manda dei segnali che non sempre riconosciamo. Essere genitori è bellissimo, ma al contempo vieni sovraccaricato da responsabilità che non sempre sei in grado di gestire. Sei stanca, tanto stanca.

Non è una giustificazione, non è il voler attribuire ad un fattore altro la responsabilità di quello che è accaduto, ma non possiamo ridurre il tutto ad una dimenticanza perchè è come accusare la mamma di negligenza o peggio di assassinio. Questa mamma non è un’assassina. Gli assassini sono altri. Sono quelli che ammazzano con un tir lanciato in mezzo alla folla, sono quelli che impugnano un fucile e uccidono in un fast food, sono quelli che bombardano le città. Diamo il giusto nome alle cose.

Fermatevi un attimo ed immaginate di essere al lavoro convinte di aver portato i vostri figli dove avreste dovuto portarli e qualcuno vi avvisa che non lo avete fatto. In un attimo realizzate che avete lasciato vostro figlio in auto, perchè lui ha avuto la prontezza di addormentarsi durante il tragitto e voi non avete appoggiato la borsa sul sedile posteriore (cercate di farlo sempre o dotatevi di uno strumento creato ad hoc per segnalare la presenza del bambino sul seggiolino). Arrivate all’auto con la consapevolezza che troverete vostro figlio in fin di vita o morto. Ripercorrete con la vostra mente il tragitto…qualcosa si è bloccato…dove, quando?

Qui nessuno è un assassino, io vedo solo un genitore che per tutta la vita, sempre che riesca a sopravvivere, conviverà con un senso di colpa inimmaginabile e al quale non potrà mai dare una spiegazione logica.

Esiste una petizione a favore dell’introduzione di dispositivi di allarme rivolta Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio affinché favorisca una modifica del codice della strada in tal senso (art.172 che regolamenta il trasporto dei bambini in auto).