Come lo chiamiamo? Scelta del nome tra motivazioni personali e prescrizioni di legge

Sono tante le strade attraverso le quali i genitori scelgono il nome del nascituro. La scelta del nome è un passaggio fondamentale.

Quando una coppia è in attesa di un figlio, una delle prime questioni che si pone è la scelta del nome. È una scelta di grande responsabilità poiché accompagnerà il nascituro per tutta la sua vita.

La scelta del nome, tra autonomia e tradizione.

Sono tante le strade attraverso le quali i genitori scelgono il nome del nascituro. Le coppie di genitori che decidono di scegliere il nome in autonomia, lontane dai condizionamenti familiari, trascorrono di solito mesi a consultare libri dei nomi o siti internet specializzati in astrologia come www.oroscopi.info, alla ricerca del significato dei nomi che hanno pensato di dare al proprio bimbo. C’è poi chi si affida alla tradizione, e sceglie di dare al proprio bambino il nome del Santo Patrono del giorno in cui il bimbo nasce o del paese in cui si abita. Questa è un’usanza molto antica e risale ad un periodo in cui, soprattutto nelle famiglie di ceto basso, nascevano molti figli: dare il nome del santo del giorno, oltre che essere una scelta comoda per impedire di pensare più di tanto, era visto come un atto di fede con cui propiziarsi la protezione del santo in questione. Una scelta legata alla tradizione e ancora abbastanza radicata in Italia, soprattutto al Sud, è chiamare il bambino con il nome dei nonni, in particolare paterni, in segno di rispetto per i genitori.

A prescindere  dalle insistenze dei nonni, è importante tuttavia che alla coppia questo nome piaccia davvero: sarebbe davvero un peccato “condannare” il proprio figlio a portare per la vita un nome, non apprezzato in primis proprio dai suoi stessi genitori. Una mediazione per accontentare tutti, può essere di attribuire il nome della nonna o del nonno di turno come secondo nome, magari separato con una virgola dal nome principale. Una moda sempre più diffusa negli ultimi anni, lanciata da starlette e calciatori, è quella di utilizzare nomi stravaganti per chiamare i propri figli: ecco quindi apparire, anche in Italia, nomi insoliti come Zahara, Falco, Chanel, e Sole. Ma, a proposito di stravaganza, sapete che esiste una legge italiana che prescrive regole severe per l’attribuzione del nome ai propri figli?

La scelta del nome secondo la legge.

La legge in questione è il decreto n. 396/2000 che, agli articoli 34 e 35, prescrive alcune regole da considerare nella scelta del nome dei figli. Secondo lo Stato italiano, il genere del nome attribuito al bambino deve corrispondere al sesso del bimbo, per cui, ad esempio, una femminuccia non può più chiamarsi Andrea, poiché questo, per tradizione, è un nome maschile. I bambini poi non possono portare il nome di membri della famiglia diretta (padre, sorella, fratello) ancora in vita, né nomi ridicoli. I bambini stranieri con cittadinanza italiana devono avere il proprio nome scritto con i caratteri dell’alfabeto italiano, mentre i figli abbandonati o non riconosciuti dai genitori non potranno avere nome o cognome che sia specifico di una realtà locale e possano far comprendere quali siano le loro origini.

Fatta la legge, trovato l’inganno. Anche se, come si è visto, esiste una legge che regolamenta la scelta del nome dei propri figli in arrivo, la stessa legge fa intravedere anche una possibile scorciatoia, poiché è specificato che in nessun caso l’ufficiale dell’anagrafe può rifiutarsi di registrare un nome, anche se questo non rispetta la legge. Ciò che l’ufficiale può fare, è segnalare l’esistenza del divieto ai genitori ed eventualmente passarne la notizia al procuratore della Repubblica.