La parola che i bambini hanno imparato con la pandemia: ansia

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Una ricerca mette in luce gli effetti psicologici della pandemia nei più piccoli. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

Cosa avrà lasciato questa pandemia ai nostri bambini? Probabilmente le conseguenze di questo periodo le vedremo solo fa qualche anno.

Una ricerca pubblicata  su European Child & Adolescent Psychiatry, ha messo in luce come una delle parole più comuni tra i più piccoli utilizzata in questi ultimi anni sia “ansia” Lo  studio italiano ha seguito un gruppo di mamme e i loro bambini per un. periodo di 7 anni che ha compreso anche i due anni di pandemia. Si è dimostrato come L’umore materno condizioni la traiettoria dei problemi emotivi e comportamentali nei bambini in età prescolare, specie durante la pandemia.

Il gruppo di ricerca dell’Attachment Lab del Medea di Bosisio Parini sta monitorando gli effetti dell’umore materno sullo sviluppo del bambino da diversi anni nell’ambito dello studio EDI (Effetti della Depressione sull’Infante), nato in collaborazione tra l’IRCCS Medea e il Research Department of Clinical Educational and Health Psychology dell’University College London.

Queste alcune riflessioni emerse dalla ricerca sull’ansia da pandemia.

Abbiamo iniziato a seguire un gruppo di mamme con i loro bambini 7 anni fa, a partire dalla gravidanza, valutando l’impatto dello stress materno sullo sviluppo del bambino in diverse fasi del suo sviluppo.

Tra i diversi aspetti esaminati, abbiamo indagato la sintomatologia ansioso e depressiva nelle madri e il funzionamento emotivo-comportamentale dei bambini prima dello scoppio della pandemia, a 1 e a 3 anni di distanza dal parto, e durante il primo lockdown, dopo 4 anni dal parto.

Abbiamo osservato non solo un incremento dei problemi di ritiro, ansia-depressione, reattività emotiva ed aggressività nei bambini di questa età durante il lockdown rispetto a prima, ma scoperto anche il ruolo giocato dalla sintomatologia ansiosa-depressiva materna nel moderare tale traiettoria”, spiega la responsabile dello studio EDI Alessandra Frigerio.

Il campione di mamme e bambini, reclutato negli ospedali Valduce di Como, Mandic di Merate e Fatebenefratelli di Erba, è stato valutato attraverso gli strumenti maggiormente utilizzati negli studi epidemiologici in ambito internazionale per i problemi emotivo-comportamentali (Edinburgh Postnatal Depression Scale e State-Trait Anxiety Inventory per le mamme, Child Behavior Checklist per i bambini).

Nel complesso, i problemi emotivi e comportamentali dei bambini sono aumentati significativamente durante l’isolamento. Non solo, il disagio psicologico delle madri durante il lockdown ha contribuito a accentuare il malessere dei figli.

Al contrario, i bambini le cui madri sperimentavano meno sintomi d’ansia e di depressione durante il lockdown non mostravano un incremento di problemi internalizzanti ed esternalizzanti durante la prima ondata della pandemia rispetto al periodo precedente.

Questi risultati contribuiscono a far luce sul ruolo giocato dal benessere emotivo materno nel tamponare l’impatto del lockdown sullo sviluppo comportamentale dei bambini: “Anche se preliminari, i risultati attuali evidenziano la necessità di fornire interventi psicologici tempestivi alle madri in difficoltà per aiutare i loro figli ad affrontare meglio gli effetti della pandemia” sottolinea il Direttore sanitario dell’Irccs Medea Massimo Molteni, che conclude con un appello: “Auspico un intervento delle istituzioni per aiutare chi ha bisogno di un sostegno psicologico ma non può permetterselo”.

Fonte: Quotidianosanità.it